I testimoni di Geova

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Che poi, sotto sotto, sono una persona gentile, cioè so cazza pure di aprire la porta ai testimoni di Geova nella controra domenicale, col ragù che mi continua a pippiare nello stomaco, la braciola che ancora cerca un centro di gravità permanente, trattenendo persino il rutto gusto limoncello, modello Hiroshima. Sto lì con l’aria obnubilata di chi sta in overdose da carboidrati, la pupilla dilatata causa sei babà al rum, e il rivoletto di bava secca ai lati della bocca e mi sorbisco eroica le loro teorie sulla fede, coinvolgendo nell’interessante dibattito anche un rappresentante della Folletto in borghese che passava di lì per caso e arrivando, con il suo contributo tecnico, all’ipotesi innovativa che una casa pulita è propedeutica ad una coscienza pulita! E poi volete mettere? Cioè veramente che io a Torre di guardia, quasi quasi, mi ci farei l’abbonamento che sta cosa del “pentiti, la fine del mondo è vicina” mi pare un consiglio in fin dei conti sensato, una teoria assai più convincente rispetto a tutte le boiate che scrivono sui giornali o che sento al telegiornale.

F.to Francesca Prisco

Nomi, finanziatori e intrighi. Ecco tutti i segreti delle navi Ong

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Da Soros al tifoso di Hillary Clinton, ecco dove prendono i soldi e come li spendono le Ong che portano migranti in Italia

È vero? Chissà. Di certo ci sono molti lati oscuri su cui è doveroso fare un po’ di luce.

Medici Senza Frontiere

Partiamo dalle associazioni più grandi. In cima alla lista va messa ovviamente Medici Senza Frontiere, che nel 2016 poteva contare su tre navi: la Dignity I, la Bourbon Argos e Aquarius. Oggi è rimasta attiva solo la Aquarius, a cui però è stato affiancato il nuovo acquisto “Prudence“, un’imbarcazione commerciale da 75 metri e 1000 posti a bordo. Un gigante del salvataggio.

Niente da ridire sulle attività che Msf porta avanti nel mondo. Anzi. Fa però sorridere il fatto che tra i suoi fondatori compaia Bernard Kouchner, medico francese che ha visto più palazzi della politica che sale operatorie. Nel 2007 infatti è stato nominato ministro degli Affari Esteri da Nicolas Sarkozy, ovvero di quel governo che ha bombardato Muhammad Gheddafi e trasformato la Libia nel porto senza regole da cui oggi partono i barconi carichi di immigrati.

E così, in qualche modo, persone collegate a Msf sono al tempo stesso causa e palliativo della crisi migratoria. Oggi l’associazione per salvare stranieri dalle bagnarole sostiene spese ingenti, ma i fondi non sembrano essere un problema. Nel 2016 ha raccolto 38 milioni di euro grazie al contributo di 319.496 donatori, 9,7 milioni di euro dal 5×1000 (di cui 1,5 andati per la nave Bourbon Argos) e 3,3 milioni da aziende e fondazioni. Tra queste chi appare? La Open Society Foundation di George Soros, il magnate ungherese col vizio del buonismo e delle frontiere aperte. Peraltro, la Open Society e Msf sono soliti scambiarsi collaboratori come se facessero le cose in famiglia. Un esempio? Marine Buissonnière, per 12 anni dipendente Msf, poi direttrice del programma per la Sanità pubblica di Soros e ora di nuovo consulente per le migrazioni della Ong.

Save The Children

Guarda caso, Soros ha finanziato (anche se per altre iniziative) pure un’altra organizzazione attivissima nel recupero clandestini: Save The Children. La nota associazione internazionale ha nel suo parco navi la Vos Hestia, un’imbarcazione da 62metri, che batte bandiera italiana e si avvale di due gommoni di salvataggio. I soldi? No problem: nel 2015 a bilancio sono segnati 80,4 milioni di euro di incassi.

Proactiva Open Arms

Un anno fa a gestire il famoso peschereccio Golfo Azzurro, “beccato” dai radar a raccogliere stranieri vicino alle coste libiche, ci pensava l’olandese Life Boat Refugee Foundation. Da inizio 2017 la fondazione non organizza più salvataggi in mare, ma la Golfo Azzurro continua la sua opera al servizio della Ong spagnola Proactiva Open Arms, che una volta usava il vascello di lusso Astral donato dal milionario italiano Livio Lo Monaco. Per le loro navi gli spagnoli spendono 1,4 milioni di euro, di cui il 95% usati per le azioni di salvataggio (700mila euro al largo della Libia e 700mila euro a Lesbo) e il restante 5% in strutture, comunicazione e via dicendo. L’incasso però è più alto, con una raccolta fondi che supera i 2,1 milioni di euro. Secondo il direttore Oscar Camps, la Golfo Azzurro può ospitare 400 persone a bordo e un giorno di navigazione costa “solo” 5mila euro.

SOS Mediterranée

Spende invece almeno il doppio la Ong italo-franco-tedesca Sos Mediterranée, fondata dall’ex ammiraglio Klaus Vogel. Per sostenere 24 ore di mare, alla Acquarius servono circa 11mila euro. E se desiderate fare una donazione sappiate che con 30 euro si riesce a mettere in mare per un’oretta solo la lancia di salvataggio. Tra i soci fondatori compare il Cospe, una Onlus italiana dedita all’immigrazione e che (oltre a fondi pubblici) ha ricevuto 46mila euro dalla solita Open Society di Soros.

Sea Watch Foundation

Il mistero dei costi si infittisce osservando le attività della Sea Watch Foundation. Nel 2014 Harald Höppner investe con un socio 60.000€ nell’acquisto di un vecchio peschereccio olandese. Oggi vanta attrezzature di tutto rispetto: oltre alle due unità navali (una battente bandiera olandese e l’altra neozelandese), a breve dovrebbe essere operativo il “Sea Watch Air”, un aereo col compito di pattugliare dall’alto il Mediterraneo. Da dove vengono i soldi? Non è dato sapere.

Life Boat

Sia Sea Watch che la sorella Life Boat condividono una curiosità interessante. Tra i loro partner spicca la Fc St. Pauli, una società sportiva di Amburgo più famosa per sposare cause buoniste che per meriti calcistici. Per dirne una, è stata la prima squadra a vietare l’ingresso allo stadio ai tifosi di destra. Altro che accoglienza. La base operativa sarebbe a Malta, ma l’equipaggio della Minden sembra preferire i porti italiani per “scaricare” i migranti. Solitamente effettuano missioni da 10 giorni per 24 ore di navigazione e il costo giornaliero del carburante ruota attorno ai 25 euro. Sulla piattaforma betterplace.org sono riusciti a raccogliere 6mila euro per radar e comunicazioni satellitari, 7.500 euro per comprare un gommone di salvataggio e 12 mila euro per il combustibile. Troppi pochi per gestire così tante missioni. Gli altri da dove arrivano? Lecito chiederselo, visto che a breve dovrà comprare una barca tutta sua e per ora i generosi sostenitori hanno versato solo 1.800 euro.

Sea-Eye e Jugend Rettet

All’appello delle cinque Ong tedesche mancano la Sea-Eye e la Jugend Rettet. La prima è stata fondata nel 2015 da Michael Buschheuer, conta circa 200 volontari e sul sito è scritto che gli bastano 1.000 euro per pagare un’intera giornata alla ricerca di clandestini. Si avvale dei pescherecci Sea-Eye e Sea Fox. La seconda invece è formata da un gruppo di ragazzi che per 100mila euro ha comprato il peschereccio Iuventa. Ogni missione in mare costa circa 40 mila euro al mese e viene finanziata con donazioni private. La loro raccolta fondi funziona molto bene, visto che da ottobre 2016 ad oggi hanno racimolato 166.232 euro.

Moas

Il caso più curioso è però quello della Migrant Offshore Aid Station, associazione maltese con due imbarcazioni (Phoenix e Topaz responder), diversi gommoni Rhib e alcuni droni. Moas è stata fondata nel 2013 da due imprenditori italo-americani, Christopher e Regina Catambrone, diventati milionari grazie alla Tangiers Group, agenzia assicurativa specializzata in “assistenza nelle emergenze e servizi di intelligence”. Tra i vari (e ricchi) partner, ha ricevuto 500mila euro da Avaaz.org, cioè la società riconducibile a Moveon.org, che a sua volta fa capo all’onnipresente George Soros. Non è tutto. Perché Christopher appare tra i finanziatori (416mila dollari) di Hillary Clinton durante l’ultima deludente campagna elettorale e negli anni si è contornato di personaggi a dir poco particolari. Nel circolo di amici appare tal Robert Young Pelton, proprietario di un’azienda (Dpx) che produce coltelli da guerra. Esatto: armi bianche già testate in zone di conflitto come Afghanistam Somalia, Iraq e Birmania. Non basta? Fino a giugno 2016 il direttore era Martin Xuereb, in passato Capo della Difesa dell’Esercito maltese. Infine, una seggiola del Consiglio di Moas è riservata a Ian Ruggier, ex ufficiale maltese famoso per aver represso con la violenza le proteste dei migranti ospitati sull’isola. Strano, no? Professano accoglienza e poi usano il pugno duro. Oltre ad avere alcuni lati oscuri, pare che lo Ong pecchino anche di coerenza.

Maggiorazione sociale della pensione e incremento: chi ne ha diritto?

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Maggiorazione sociale per i pensionati e incremento per gli over 70: quali sono i requisiti di reddito per aver diritto alle prestazioni?

Hai compiuto 70 anni e la tua pensione è bassa? Forse non sai che puoi avere diritto all’incremento della maggiorazione sociale della pensione, cioè a un importo aggiuntivo che serve ad aumentare mensilmente la tua pensione. La maggiorazione sociale, che spetta dai 60 anni in poi, è stata introdotta da una legge del 1998 [1], mentre l’incremento della maggiorazione da una legge del 2001 [2]; sia la maggiorazione che il suo incremento sono stati adeguati nel tempo. Gli invalidi possono richiedere l’incremento già dal compimento del 60° anno di età; inoltre, per chi ha versato un minimo di anni di contributi, l’età a partire dalla quale si ha diritto all’aumento della maggiorazione si abbassa, dai 69 sino ai 65 anni.

Ma procediamo per ordine e cerchiamo di capire come funzionano la maggiorazione sociale e il suo incremento, a quanto ammontano, chi ne ha diritto e quali requisiti di reddito si devono possedere per ottenere le prestazioni.

Maggiorazione sociale della pensione: chi ne ha diritto

Si ha diritto alla “semplice” maggiorazione sociale a partire dal compimento del 60° annodi età. La maggiorazione non spetta ai titolari di qualsiasi pensione, ma soltanto a coloro la cui prestazione è pagata da un fondo facente capo all’Inps, ad esclusione degli iscritti alla Gestione Separata. Sono quindi esclusi gli iscritti alle casse dei liberi professionisti.

Incremento della maggiorazione sociale: chi ne ha diritto

L’incremento della pensione, indipendentemente dai contributi versati, spetta ai pensionati di età pari o superiore a 70 anni (over 70). Per i pensionati di età compresa fra 65 e 70 anni,  l’età anagrafica a partire dalla quale si ha diritto all’incremento è ridotta in relazione agli anni di contributi versati, sino a un minimo di 65 anni di età, come vedremo più avanti.

Nel dettaglio, l’incremento spetta:

  • agli invalidi civili totali, ai sordomuti o ai ciechi civili assoluti, titolari di pensione ordinaria o di inabilità; per i titolari di pensione di inabilità, gli invalidi civili totali, i sordomuti e i ciechi civili assoluti l’età per poter ottenere l’incremento della maggiorazione sociale si riduce a 60 anni;
  • ai titolari di assegno sociale;
  • ai titolari di pensione sociale (o della sola maggiorazione della pensione sociale);
  • ai titolari di pensione dei fondi esclusivi e sostitutivi dell’assicurazione generale obbligatoria;
  • ai titolari di pensione a carico dell’assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti e dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, mezzadri e coloni);
  • ai titolari di pensione della gestione speciale per i lavoratori delle miniere, cave etorbiere.

Il limite anagrafico per l’incremento, come anticipato, può essere ridotto fino a 65 anni, nella misura di un anno di età ogni 5 anni di contribuzione.

Vediamo, nel dettaglio, come si riduce il requisito di età:

  • 69 anni età, se la contribuzione è versata per almeno 5 anni;
  • 68 anni età se la contribuzione è versata per almeno 10 anni;
  • 67 anni età se la contribuzione è versata per almeno 15 anni;
  • 66 anni età se la contribuzione è versata per almeno 20 anni;
  • 65 anni età se la contribuzione è versata per almeno 25 anni.

Si può ottenere la riduzione di un anno anche se si è in possesso di un periodo di contribuzione non inferiore a 2 anni e mezzo: ad esempio, se l’interessato ha almeno 2 anni e 6 mesi di contribuzione la maggiorazione può essere concessa a 69 anni, con almeno 7 anni e 6 mesi di contributi a 68 anni, con almeno 12 anni e 6 mesi a 67 anni e così via…

Maggiorazione sociale: ammontare

La maggiorazione sociale, per l’anno 2017, è pari a:

  • 25,83 euro al mese per coloro che hanno dai 60 ai 64 anni;
  • 82,64 euro al mese per chi ha un’età che si colloca tra 65 e i 69 anni.

Incremento della maggiorazione sociale: ammontare

L’incremento della maggiorazione sociale, il cosiddetto incremento al milione, spetta invece, come già esposto, a chi ha compiuto almeno 70 anni e consente di arrivare a una prestazione mensile sino a 638,33 euro (per l’anno 2017) [3]. 

L’incremento della maggiorazione sociale non è dunque fisso, come la maggiorazione base, ma è costituito dalla differenza tra il reddito minimo garantito di 638,33 euro e l’assegno mensile spettante.

Incremento e maggiorazione sociale: limiti di reddito

Se il pensionato non è coniugato e il suo limite di reddito non supera il trattamento minimo, pari a 501,89 euro mensili e 6.254,57 euro annui (considerando 13 mensilità) ha diritto alla maggiorazione sociale o (sussistendone i requisiti) all’incremento in misura intera (se percepisce anche la quattordicesima, l’incremento si abbassa di conseguenza).

La maggiorazione sociale o l’incremento sono invece riconosciuti in misura parziale se il reddito annuo proprio supera il trattamento minimo, ma non supera l’importo dato dalla somma del trattamento minimo annuo con l’ammontare annuo dell’incremento o della maggiorazione.

In buona sostanza, l’integrazione è parziale:

  • per chi percepisce la sola maggiorazione sociale, se non supera:
    • 860,36 euro annui di reddito, se ha da 60 a 64 anni;
    • 598,89 euro annui di reddito, se ha da 65 a 69 anni;
  • per chi percepisce l’incremento della maggiorazione sociale, se non supera 8.298,29 euro di reddito annuo.

Se il pensionato è coniugato (non legalmente ed effettivamente separato), ha diritto alla maggiorazione o all’incremento in misura intera se, oltre a rispettare i limiti di reddito personale, il reddito coniugale non supera l’importo dato dalla somma del trattamento minimo annuo con l’ammontare annuo dell’assegno sociale.

La maggiorazione sociale o l’incremento per i coniugati sono invece riconosciuti in misura parziale se il reddito annuo proprio supera il trattamento minimo, ma non supera l’importo dato dalla somma del trattamento minimo annuo con l’ammontare annuo dell’incremento o della maggiorazione; in riferimento al reddito coniugale, questo non deve superare l’importo dato dalla somma del trattamento minimo annuo con l’ammontare annuo dell’assegno sociale e dell’incremento o della maggiorazione.

Nel dettaglio, per i coniugati, l’integrazione è totale se il reddito coniugale non supera 12.349,48 euro annui (5.824,91 euro, pari all’assegno sociale – 448,07 euro al mese – per 13 mensilità, più 13 mensilità di trattamento minimo, pari a 6.254,57 euro); l’integrazione, invece, è parziale:

  • per chi percepisce la sola maggiorazione sociale, se non supera:
    • 685,27 euro annui di reddito coniugale, se ha da 60 a 64 anni;
    • 423,80 euro annui di reddito coniugale, se ha da 65 a 69 anni;
  • per chi percepisce l’incremento della maggiorazione sociale, se non supera 14.123,20 euro di reddito annuo coniugale.

Devono, come già esposto, applicarsi anche i limiti di reddito personale già osservati: in pratica, opera un doppio limite, relativo al reddito personale e coniugale, oltre a un ulteriore “paletto”, che comporta, nel caso in cui non si raggiunga la soglia massima data dalla somma tra limiti minimi e incremento o maggiorazione, la corresponsione dell’integrazione per differenza, fino al raggiungimento della soglia massima.

note

[1] L.544/1988

[2] L.448/2001.

[3] Art.38, L. 448/2001.

Il dossier di Frontex che accusa le Ong: “Chiamate dirette dai barconi”.

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M5S: “Abbiamo ragione sulle Ong, chiedeteci scusa”

“Nel 90 per cento dei salvataggi eseguiti dalle navi delle Organizzazioni non governative nel 2017, le imbarcazioni coinvolte sono state individuate direttamente dalle Ong e soltanto in seguito è stata data comunicazione al centro operativo della Guardia costiera a Roma”. Sarebbe questa una delle accuse contenute nel rapporto riservato di Frontex su cui sta indagando il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, secondo quanto scrive il Corriere della Sera. Si tratta di 20 pagine, allegate al dossier principale, che si concentrano sull’attività svolta nel Mediterraneo da otto navi “private”: “Sono i trafficanti che operano in Libia e la Guardia costiera operativa nell’area di Sabrata e di Az Zawiya a contattare direttamente le navi delle Ong che operano vicino alle acque territoriali della Libia”.

Le associazioni, ricorda il quotidiano, hanno già respinto come “infamie” le contestazioni dell’organismo dell’Unione Europea specificando di aver “come unico obiettivo il salvataggio delle vite umane”, ma proprio su questo si concentrano le verifiche disposte dal magistrato.

Scrive il Corriere:

Nella relazione sono indicati i mezzi e le relative Ong: Sea Watch diSeaWatch.org che batte bandiera olandese e porta fino a 350 persone; Aquarius di Sos Mediterraneo/Medici senza frontiere di Gibilterra con una capienza di 500 persone; Sea Eye di Sea Watch.org dall’Olanda, fino a 200 persone; Iuventa di Jugendrettet.org bandiera olandese con 100 persone; Minden di Lifeboat Project tedesca per 150; Golfo Azzurro di Open Arms da Panama che porta fino a 500 persone; Phoenix di Moas con bandiera del Belize che ne imbarca 400; Prudence di Medici senza frontiere con bandiera italiana che è la più grande visto che ha 1.000 posti.

Gli analisti di Frontex – riporta il quotidiano – hanno esaminato le rotte seguite nel 2017 e si sono soffermati sulle modalità di avvicinamento alle acque libiche monitorando in particolare il periodo che va dal 13 al 27 marzo 2017. Ma hanno utilizzato anche “le informazioni provenienti dagli interrogatori dei migranti appena sbarcati, i report provenienti dagli apparati di intelligence di alcuni Stati”. E sostengono che proprio in quell’arco di tempo “prima e durante le operazioni di salvataggio, alcune Ong hanno spento i transponder per parecchio tempo”.

Secondo Frontex, in alcuni casi le modalità di salvataggio con cui agiscono le Ong possono interferire con le indagini. In particolare, il rapporto segnala il rischio che gli scafisti possano confondersi tra i migranti. L’accusa più pesante, però, resta quella delle chiamate dirette:

“I telefoni satellitari consegnati agli scafisti contengono la lista dei contatti con i numeri diretti delle navi delle Ong e i migranti vengono istruiti dai trafficanti a segnalare la propria posizione”. Un’affermazione che i responsabili delle associazioni liquidano sdegnati: “I nostri obiettivi sono esclusivamente umanitari”.

La pubblicazione – da parte del Corriere della Sera e del Messaggero – di alcuni passaggi del dossier di Frontex arriva parallelamente alla notizia – anticipata da Panorama e riportata oggi dal Fatto Quotidiano – della notizia di un’inchiesta aperta dalla Procura di Trapani su una Ong in particolare, indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per missione navale “umanitaria” non richiesta.

“Oggi due importanti quotidiani nazionali (Corriere e Messaggero) pubblicano stralci del rapporto su cui si basa l’indagine della Procura di Catania. Si tratta di un documento riservato di 20 pagine, datato 10 aprile e proveniente ancora una volta dall’agenzia europea Frontex. Il dossier dimostra che il MoVimento 5 Stelle ha ragione: sulle ONG bisogna continuare a indagare e bisogna rispettare e tutelare il lavoro di magistrati coraggiosi come il procuratore di Catania Zuccaro”. Lo scrive il MoVimento 5 Stelle sul blog di Beppe Grillo. “Non solo. La Procura di Trapani avrebbe messo sotto inchiesta un’altra Ong aprendo un’indagine per favoreggiamento all’immigrazione clandestina per missione navale ‘umanitaria’ non richiesta. Il sospetto è che un’imbarcazione sarebbe entrata in azione senza un SOS dei potenziali naufraghi o una richiesta di intervento delle autorità italiane”, prosegue il M5S. “Questi due episodi confermano una volta per tutte sia le denunce mosse dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, sia le perplessità sollevate dal MoVimento 5 Stelle sull’argomento”.

 

L’ELENCO DELLE ONG SCAFISTE DEL MARE MEDITERRANEO

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CHI PAGA LE ONG PER RIEMPIRCI DI IMMIGRATI
Le organizzazioni che aiutano gli scafisti tra Libia e Sicilia sono tedesche o americane con base a Malta. Tra i loro fondatori gente dell’intelligence e contractor. dopo le denunce si muove il senato.

” Sono le organizzazioni che vanno a recuperare gli immigrati nei pressi delle coste libiche e poi le portano in Italia. Molte sono tedesche, gestite da privati. Altre fanno base a Malta, ma sono state fondate da americani. Altre ancora ricevono finanziamenti dalla fondazione Open Society del finanziere George Soros. Ecco, nome per nome, da chi è composta la flotta che, giorno dopo giorno, ci consegna centinaia di persone, trasformando l’invasione in realtà.
Alle 2,15 di domenica, una nave di Medici Senza Frontiere ha ricevuto una segnalazione del Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, si è diretta in acque internazionali di fronte alla città libica di Sabratha e ha recuperato 412 persone alla deriva a bordo di un barcone di legno. La nave in questione si chiama Prudence ed è un nuovo acquisto di Msf, una delle Ong più attive nel Mediterraneo. “La Prudence è una nave commerciale di 75 metri di lunghezza, che può ospitare a bordo 600 persone, altre 400 in caso di estrema necessità.”, ha spiegato Giorgia Girometti di Msf . “Con 13 persone dello staff a bordo, tra cui diversi italiani e 17 membri dell’equipaggio, la nave è equipaggiata per fornire primo soccorso ed è fornita di pronto soccorso, ambulatorio, farmacia e aree per trattare i casi più vulnerabili”. Sempre domenica, la Ong ha recuperato altre 129 persone a bordo di un gommone. Dove si è diretta poi? Verso l’Italia: lo sbarco era previsto per le 7 di ieri mattina a Trapani.

SOCCORSI QUOTIDIANI
Ieri invece, come riportato dall’Ansa, “è arrivata nel porto di Reggio Calabria la nave Aquarius di Medici senza frontiere con a bordo 645 degli oltre 1900 profughi recuperati nel Mediterraneo centrale. Sulla nave anche il cadavere di una donna, morta, presumibilmente, per schiacciamento nel gommone sul quale viaggiava”. Si tratta della stessa nave Aquarius che, domenica, assieme alla Juventa della Ong Jugend Rettet, ha soccorso e portato in Italia 645 persone. Sempre l’Aquarius, il 21 marzo scorso, ha attraccato a Catania portando 946 stranieri.
Sapete che cosa significa?
Che nonostante le ripetute denunce di Frontex (l’agenzia UE che controlla le frontiere), le inchieste giornalistiche (compresa la nostra) e l’indagine aperta dalla procura di Catania, le organizzazioni non governative continuano indisturbate a fare quel che vogliono nel Mediterraneo. Per l’esattezza vanno a recuperare gli immigrati alla deriva sui barconi nei pressi della Libia e li portano – a centinaia e centinaia – sulle coste italiane. Parlare genericamente di Ong, tuttavia, può risultare fuorviante. Nel senso che sotto la generica sigletta potrebbe esserci qualunque cosa.

PROFESSIONE TAXI
Invece è bene andare a vedere quali sono, nello specifico, le associazioni che si occupano di traghettare qui gli stranieri. Cominceremo dalle più piccine. La prima è Jugend Rettet , associazione tedesca che appunto gestisce la nave Juventa. Sempre tedesca è la Ong che possiede la nave Sea-Eye. attiva dal 2015, nel solo 2016 ha portato in salvo (cioè in Italia) 5568 stranieri. Il sito internet spiega che donando solo 1000 euro si può finanziare un’intera “giornata di utilizzo della Sea-Eye al largo della Libia” Lo scrivono pure: lavorano nei pressi delle coste africane per portare gente qui.
Un’altra organizzazione tedesca, sempre fondata e pagata da privati è Sea-Watch, che nasce esattamente quando il nostro Paese ha deciso di sospendere Mare Nostrum, Certo, temendo che le nostre navi smettessero di portare immigrati in Italia, questi volonterosi imprenditori tedeschi si sono subito mobilitati e si sono fatti la loro barchetta, onde essere sicuri che i flussi diretti verso il nostro Paese non cessassero.
Come se non bastasse ecco qui Life-Boat, altra Ong attiva nel Mediterraneo centrale e nata in Germania. E fanno quattro, tutte tedesche.
Ma vediamo di proseguire occupandoci, delle organizzazioni più grosse. Tra queste, ovviamente, c’è Medici senza frontiere che oltre alla nave Prudence appena entrata in attività gestisce, assieme a Sos Méditerranée la Aquarius. Sapete chi c’è tra i finanziatori di Medici senza frontiere? Facile: la Open Society Foundation di George Soros.

FRONTIERE APERTE
Un’altra Ong attiva nel salvataggio degli stranieri a bordo di bagnarole è Save the children , grazie alla nave Vos Hestia che la Ong descrive orgogliosamente: “Lunga 59 metri, potrà accogliere fino a 300 persone per volta e si avvarrà di due gommoni di salvataggio gestiti da squadre specializzate”. Indovinate chi c’è tra i finanziatori di Save the children… Bravi: la Open Society Foundation di George Soros. Sarà un caso che il magnate della finanza, grande sostenitore delle frontiere aperte, finanzi organizzazioni che vanno a recuperare gli stranieri vicino alle coste africane per portarli qui? Diciamo che la circostanza è perlomeno curiosa.
Ora però viene la parte più interessante. A parte la Ong olandese Boat Refugee Foundation, che gestisce l’attivissima nave Golfo Azzurro, e la spagnola Proactiva Open Arms, che si appoggia alle Nazioni Unite tramite l’International maritime rescue federation, c’è c’è un’altra organizzazione su cui vale la pena soffermarsi. si tratta del Moas, che gestisce le navi Topaz e Phoenix.

AMICI MALTESI
Si tratta di Migrant Offshore Aid station, una associazione con sede a Malta, fondata da Christopher e Regina Catrambone (lui americano, lei italiana, entrambi imprenditori). Christopher è stato tra i finanziatori di Hillary Clinton (donazione di 416.000 dollari per la campagna presidenziale). A sua volta ha ricevuto 500.000 dollari di donazione da Avaaz.org, cioè una “comunità” fondata dall’organizzazione Moveon.org. E sapete a chi fa capo quest’ultima? A George Soros. Fin qui tuttavia è ordinaria amministrazione. Più stimolante è vedere chi siano i personaggi che ruotano attorno al Moas.

GIOVANE DI SUCCESSO
Chris Catrambrone, come ricostruito dai ricercatori della fondazione indipendente Gefira, ha lavorato per il Congresso degli Stati Uniti, dopo di che si è reinventato come investigatore assicurativo, lavorando in posticini tranquilli come Iraq e Afghanistan. A 25 anni ha fondato Tanglers Group, gruppo di compagnie specializzato in “assicurazioni, assistenza in situazioni d’emergenza” e “servizi di intelligence”. Tanglers lavora in una cinquantina di Paesi, zone di guerra comprese. Deve fruttare bene, perché Catrambrone è diventato milionario e ha deciso, nel 2013, di fondare il Moas. Tra i suoi consulenti c’è un signore piuttosto conosciuto. si tratta di Robert Young Pelton. Costui è il proprietario di Ppx, un’azienda che produce coltelli utilizzabili in “zone di conflitto”. Coltelli da guerra, per intenderci.

OTTIMI RAPPORTI
Sul sito della ditta si legge che i coltellacci sono stati testati sul campo in Afghanistan, Somalia, Iraq e Birmania. Il signor Pelton, in sostanza, fa da consulente per un’organizzazione che si occupa di soccorrere persone in fuga dalle guerre: poi però produce coltelli che si possono usare nelle guerre suddette. Di più: Pelton (che lavora anche come giornalista free lance per il sito da lui fondato Migrant Report) per un certo periodo è stato socio in affari di un altro bel tipetto: Erik Prince. Cioè il capoccia di Blackwater, una delle più celebri società di contractors del mondo. Una compagnia militare privata che ha operato in Iraq per conto degli Stati Uniti.
Insomma il quadro non è che sia proprio incoraggiante. Tra le Ong che agiscono nelle nostre acque, praticamente tutte straniere, ce ne sono 4 tedesche, 3 in qualche modo supportate da George Soros e una con sede a Malta attorno a cui ruotano personaggi piuttosto abituati agli scenari di guerra, Non è che l’impressione sia esattamente quella di aver a che fare con una banda di samaritani.

L’AUDIZIONE
Abbiamo spiegato nei giorni scorsi come l’immigrazione possa essere considerata a tutti gli effetti una arma di distruzione di massa. Ecco queste sono le persone che maneggiano quell’arma, decidendo di puntarla verso il nostro Paese. Ogni giorno costoro accompagnano qui da noi centinaia se non migliaia di stranieri, che poi dobbiamo accogliere e mantenere. Credete davvero che a muovere tutto questo meccanismo sia la solidarietà? Comunque sia, della pratica si sta occupando anche il nostro Parlamento. Pochi giorni orsono, su richiesta di Maurizio Gasparri, Paolo Romani e Bruno Alicata di Forza Italia, il presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre ha deciso di avviare un’indagine conoscitiva sulle attività delle Ong nel Mediterraneo. Il 6 aprile di fronte alla commissione comparirà l’ammiraglio Enrico Credendino, comandante della missione Eunavfor Med, cioè l’operazione navale voluta dall’Europa nel Mare Nostrum. Poi dovrebbe toccare ai vertici delle varie organizzazioni. Resta da vedere se si prenderanno la briga di rendere conto al popolo italiano. Non sono tenute a farlo, ma sarebbe almeno cortese, da parte loro, che ci spiegassero perché continuano a portarci persone che poi dobbiamo ospitare a spese dei contribuenti.

Foto
(Dal quotidiano La Verità del 29 marzo 2017, pag. 3
Articolo di Francesco Borgonovo, La Verità, 29 marzo 2017, pagg. 1-2 e 3

Abbiamo monitorato per 7 giorni le navi delle Ong. E i risultati sono sconcertanti

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Roma, 4 mag – Dopo l’esplosione delle polemiche nate in seguito alle dichiarazioni del Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, sulle possibili connivenze fra alcune Ong (Organizzazioni Non Governative) con gli scafisti che dalla Libia fanno partire i barconi, siamo andati a monitorare la situazione davanti le coste libiche tramite il sito web specializzato “Marinetraffic” (ma ce ne sono molti altri). Sia chiaro, non ci stiamo improvvisando: nella prassi di ogni analista che indaghi su un qualsiasi evento in cielo, in mare o in terra c’è per prima cosa il “dove e quando” e quindi posizione geografica, ora, fusi orari, etc. Nel caso Marò si trattava di controllare a oltre un anno di distanza dai fatti le “quattro navi in zona” e lo si fece utilizzando la rete internazionale AIS (Automatic Identification System) che è aperto a tutti tramite siti web specializzati dai quali si può sapere sia la posizione di ogni nave in tempo reale sia i dati storici. Ne venne fuori che una delle quattro navi, la petroliera greca Olympic Flair, aveva spento il sistema AIS (che è un sistema di sicurezza obbligatorio) per una settimana a cavallo del 15 febbraio 2012 quando accadde la vicenda dei due Marò italiani. Ne venne fuori che la Olympic Flair nello stesso giorno, nelle stesse ore, nella stessa zona, aveva subito un attacco di due navi pirata mentre era attraccata al terminale petrolifero proprio davanti al porto indiano di Kochi, e poi se la era filata. Insomma, lo abbiamo già fatto.

Le navi delle ONG entrate nel mirino del Procuratore di Catania Zuccaro, di cui ieri si è saputo essere oggetto di una vera e propria indagine della Procura di Trapani per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sono:

Sea Watch di SeaWatch.org che batte bandiera olandese e porta fino a 350 persone; Aquarius di Sos Mediterraneo/Medici senza frontiere di Gibilterra con una capienza di 500 persone; Sea Eye di Sea Watch.org dall’Olanda, fino a 200 persone; Iuventa di Jugendrettet.org bandiera olandese con 100 persone; Minden di Lifeboat Project tedesca per 150; Golfo Azzurro di Open Arms da Panama che porta fino a 500 persone; Phoenix di Moas con bandiera del Belize che ne imbarca 400; Vos Prudence di Medici senza frontiere con bandiera italiana che è la più grande visto che ha 1.000 posti. A cui dobbiamo aggiungere per la nostra analisi la Vos Hestia di Save the Children con bandiera italiana che abbiamo visto davanti le coste libiche nel periodo in esame. Sul sito web www.marinetraffic.com si possono facilmente trarre schede e immagini per le navi citate, controllare in tempo reale la situazione davanti alle coste libiche da dove si “lanciano” i gommoni, e pagando un abbonamento avere i dati storici attraverso i quali controllare per ogni singola nave quello che stiamo scrivendo.

Il giorno 29 aprile 2017 davanti alla “costa dei gommoni” risultano due navi, una sconosciuta (sistema AIS spento ma ricevuta dal satellite, sappiamo che c’è ma non sappiamo chi è), e la nave Sea Eye che risulta aver spento lo AIS il giorno prima 28 aprile alle ore 19:00 UTC (ora di greenwich)

Ong Sea Eye
Ma già il giorno successivo 30 aprile la situazione è completamente cambiata: sono presenti 10 navi ONG di cui 5 si fanno identificare tenendo lo AIS acceso e cinque mandano solo il segnale al satellite (ci possono essere navi che hanno spento anche il segnale per il satellite delle quali non sappiamo niente).
Ong Sirte Libia

Le navi che si lasciano identificare sono:

– Aquarius (Giblterra)

 Ong Aquarius

– Iuventa (Olanda) –

Ong Iuventa

Phoenix (Belize) –

 Ong Phoenix Belize

– Vos Prudence (Italia) 

Ong Vos Prudence

– Vos Hestia (Italia)

Ong Vos Hestia

Le 5 navi che emettono solo il segnale satellitare evitano l’identificazione da “noi” cittadini, media perché in realtà il sistema satellitare fa capo al LRIT di Lisbona, che è un sistema internazionale di monitoraggio a cui possono accedere solo “Enti Istituzionali” (civili o militari o giudiziari non importa, ma “statali”. Ci abbiamo provato sulla vicenda Marò ricevendo un diniego). Ma attenzione: lo AIS trasmette una serie di dati (posizione, velocità, direzione, come, bandiera etc) in funzione della sicurezza della navigazione. Il LRIT trasmette al satellite solo posizione, data, ora e nominativo. Quindi non si potrà sostenere che a fronte dell’emissione del segnale satellitare si stavano comunque rispettando le norme di sicurezza. La “radunata” in attesa dei migranti è ancora in atto mentre scriviamo (4 maggio ore 15:15), con Vos Hestia, Iuventa, Sea Watch2, Aquarius, Phoenix, + 4 non identificabili.

Invece la Sea Eye che aveva spento l’AIS già il giorno 28 aprile alle 19:00 UTC la ritroviamo che lo riaccende il 4 maggio alle ore 04:45 dopo aver lasciato le coste libiche ed ora è a Malta. Quindi in questa breve analisi su sette giorni abbiamo avuto conferma che fra le navi ONG alcune non sono proprio di comportamento trasparente, che vanno a stazionare davanti le coste libiche in attesa delle persone da salvare (quanto costa al giorno una flotta in mare di 10 navi?), che gli scafisti in Libia sanno esattamente che ci sono, dove sono e chi sono (usando lo stesso sistema che abbiamo usato noi). Ma senza poter sapere se ci sono “telefonate” in corso (è ininfluente, non serve), o passaggi di quattrini (lo potranno forse sapere solo i magistrati). Però oggettivamente presentarsi a portata di gommone significa dire “io sono qui”, non serve proprio telefonare per avvertire.

Perchè in Italia?

Per tentare di capire i meccanismi dobbiamo rifarci alle dichiarazioni in commissione Senato da Guardia Costiera e Marina Militare, la prima in ordine ai “naufraghi”, la seconda in merito alle “intercettazioni”. La Guardia Costiera dice che al tempo di Mare Nostrum dalla centrale operativa davano ordine ai pescherecci italiani in zona, di recarsi a soccorrere i “naufraghi” quando ricevevano una richiesta di soccorso da un barcone o un gommone. E le leggi del mare obbligano il comandante in mare a “ubbidire” a un ordine che viene da una autorità militare, quale che sia. E’ chiaro che un comandante di peschereccio italiano che salva dei naufraghi per ordine di una autorità militare italiana poi porterà i naufraghi in Italia, dove questi potrebbero poi chiedere asilo politico. Ma potrebbero chiederlo anche al comandante del peschereccio.

Infatti il “Comandante in mare” civile o militare che sia, assomma le funzioni giuridiche di Ufficiale di stato civile, Ufficiale di Polizia Giudiziaria e di Notaio. Non avrebbe ovviamente il potere di concedere o rifiutare una richiesta di asilo politico ma ha il dovere di registrarla perché le sue funzioni sono svolte su un territorio dello Stato di bandiera. E’ quindi ovvio che un naufrago salvato da ad esempio una nave ONG olandese può chiedere asilo politico all’Olanda facendo richiesta al Comandante. A questo si sono levate obiezioni stravaganti, che sia impossibile “tecnicamente” fare l’operazione sulla nave, a dire che mancherebbe il tampone inchiostrato per le impronte digitali e la macchina fotografica per la fotografia, è ovvio che sulla nave ci sono timbri, inchiostro e cellulari.

Quindi il punto è quando il “naufrago” diventa “potenziale profugo” e quindi resterebbe un mistero sul perché nessuno dei naufraghi salvati da una nave olandese (o tedesca, francese etc) non faccia richiesta di asilo direttamente sulla nave, visto che poi tutti dicono di voler andare nel Nord Europa. Ma questo non vale più se la nave straniera ha soccorso i “naufraghi” ubbidendo all’ordine di una autorità militare italiana (la Guardia Costiera) o semplicemente accettandone il coordinamento per pattugliare il mare alla ricerca di naufraghi, che forse è proprio la condizione in cui operano le navi ONG. Quindi “fare chiarezza” e soprattutto far sapere ai naufraghi che possono fare comunque la richiesta di asilo politico al Comandante della nave straniera e con questo averlo richiesto alla bandiera della nave. Poi l’Italia può anche fornire assistenza medica, rifornire di acqua e viveri, addirittura mandarli in Olanda o Germania etc col treno o con l’aereo: restano sempre richiedenti asilo in un altro paese che deciderà se concederlo o meno. Insomma almeno il minimo, le navi straniere (ONG, militari, commerciali etc) salvano i naufraghi e li sbarcano in Italia, poi i rispettivi paesi mettono il filo spinati sulle Alpi.

Le “intercettazioni”

La domanda è: come mai se come sembra gli 007 tedeschi e olandesi hanno intercettato le conversazioni fra navi ONG e scafisti, gli italiani non hanno intercettato niente? La risposta logica era che avessero intercettato anche gli italiani: si tratta di comunicazioni “all’aria” e quindi chiunque abbia la capacità tecnica lo può fare. Un chiarimento è venuto appunto dall’audizione del rappresentante la Marina Militare al Senato: Guerra Elettronica. La Marina Militare copre le coste libiche e in generale il Mediterraneo centrale con un sistema da guerra elettronica, quindi con l’elemento più importante e sofisticato delle moderne tecnologie militari. I sistemi da guerra elettronica hanno alla base la capacità di captare ogni emissione elettromagnetica, la più debole e apparentemente insignificante da poi analizzare, decrittare etc. in tempi di secondi o millisecondi. Poiché nel nostro caso si tratterebbe di conversazioni telefoniche “in chiaro” sarebbe assai stravagante non riuscire a intercettare nemmeno quelle. Tanto varrebbe chiudere bottega.

Però c’è da dire che una stazione da Guerra Elettronica è integrata in un sistema complessivo della NATO, quindi tutto quello che raccoglie è automaticamente coperto dal segreto militare della NATO. Ma, come si fece per Ustica già trenta anni fa, si può chiedere al comando NATO di Bruxelles di avere i verbali di quello che è sui nastri senza dover chiedere di conoscere logica e tecnologia del sistema.

Conclusioni

Non sembra che da parte dell’Italia ci sia la volontà di limitare l’afflusso di migranti, neanche usando gli strumenti giuridici che non costano nulla e in cui dovremmo essere maestri. Obbligando le navi ONG a informare i naufraghi (in mare, fuori delle acque territoriali italiane) che possono chiedere l’asilo politico direttamente allo Stato di bandiera si otterrebbe già il risultato di “condividere” una parte di loro con altri paesi Ue. E con una decisione volontaria della persona raccolta in mare.

Luigi Di Stefano

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Gentiloni riceve Soros a Palazzo Chigi

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Nel 1992 mise in ginocchio l’Italia con un’operazione speculativa che svalutò la lira del 30 per cento.

Oggi il finanziere e filantropo americano George Soros viene ricevuto con gli onori che si riservano ad un capo di stato a Palazzo Chigi.

Nella mattinata di ieri il premier Paolo Gentiloni ha incontrato Soros nel silenzio più totale: sul sito del governo non viene menzionato l’incontro.

Subito sono scattate le polemiche. E i sospetti.

Nel bel mezzo dello scandalo delle ONG si potrebbe pensare che il miliardario americano sia venuto in Italia per sapere di più su ciò che sta accadendo nel nostro Paese. Come spiega l’Huff Post, “con la sua Soros Foundation, il magnate ungherese naturalizzato americano finanzia anche progetti di integrazione dei migranti arrivati in Europa e l’anno scorso ha collaborato con alcune ong che salvano i migranti in Grecia”.

E “Soros è stato citato anche in alcuni articoli giornalistici sulle accuse di Zuccaro ai miliardari che finanziano le ong per soccorrere i migranti. Da qui il caso, la polemica politica che si somma alla polemica in corso sulle organizzazioni non governative e i salvataggi nel Mediterraneo”.

Dal centrodestra arrivano le accuse e le richieste di chiarimenti:

Elvira Savino di Forza Italia ha annunciato che presenterà un’interrogazione parlamentare sui motivi della visita di Soros a Palazzo Chigi.

Matteo Salvini ha dichiarato che “per Soros l’Italia deve essere meticcia”.

Roberto Calderoli ha chiesto al premier di spiegare perché abbia ricevuto “il miliardario che, attraverso le sue associazioni, è sospettato di finanziare l’immigrazione di massa dai Paesi africani verso l’Europa utilizzando l’Italia come porta di accesso”.

E anche Lucio Galan di Forza Italia presenterà un’interrogazione:

“Stupisce molto leggere che il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha ricevuto oggi il multimiliardario George Soros, al pari del presidente della Repubblica Federale Tedesca che sarà fra poco a Palazzo Chigi.

George Soros fu per sua stessa ammissione il protagonista delle speculazioni che nel 1992 causarono una svalutazione della lira del 30% e la dissipazione di 40mila miliardi di lire di riserve valutarie della Banca d’Italia, oggi sostiene apertamente la più ampia immigrazione verso l’Italia, propugna e finanzia le politiche LGBT e a favore della liberalizzazione delle droghe.

Sarebbe interessante sapere la ragione e il contenuto di questo colloquio, non preannunciato e non segnalato.

Presenterò una interrogazione al premier Gentiloni per chiedere i motivi della presenza dell’imprenditore Soros a Palazzo Chigi.

Evidentemente, se è stato ricevuto nella sede ufficiale del Governo, si tratta di un impegno istituzionale ed è normale che il Parlamento ne venga informato, visto il ruolo che egli ebbe nell’attacco speculativo del 1992 contro la lira, da lui giudicato ‘una legittima operazione finanziaria.”

A cosa servono i migranti? Diego Fusaro lo rivela in diretta a Matrix

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Che cos’è l’immigrazione di massa a cui stiamo assistendo e a cosa servono i migranti?

Si tratta di problemi che non vengono mai affrontati dalle classi dirigenti europee, sia a parole che nei fatti. A queste domande ha risposto il filosofo Diego Fusaro nel corso del programma Matrix. Di seguito le sue parole:

In primo luogo [l’immigrazione, ndr] giova al potere e ai signori della mondializzazioni capitalistica perché garantisce un abbassamento dei costi della manodopera. Se l’immigrato fa 5 euro all’ora ciò che l’italiano fa a 10, è evidente che poi costringerà anche l’italiano a fare a 5 quello che prima faceva a 10. Marx direbbe ‘l’esercito industriale di riserva nelle mani del capitalismo nella lotta di classe.

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Secondo punto. L’immigrazione serve a fare in modo che il conflitto resti proiettato nell’orizzontalità del conflitto tra servi, tra disoccupati immigrati e disoccupati italiani, e non salga mai verso l’alto, cioè verso i signori del mondialismo e della finanza.

Terzo punto. La migrazione come deportazione di massa oggi in atto serve esattamente a imporre un nuovo profilo antropologico, quello del dis-occupato. I migranti, proprio come i nostri giovani sono precari, non occupano un posto fisso, sono costretti a essere delocalizzati, spostati secondo i flussi del capitale e dei suoi movimenti sradicanti. Ecco in quale senso possiamo dire che oggi l’immigrazione di massa è una deportazione di massa. E lasciatemi dire: il nemico non è il migrante, che anzi è un nostro amico con cui dobbiamo cercare di stringere rapporti di solidarietà conflittuale contro il potere. Il nemico non è chi fugge, ma chi costringe a fuggire. Il nemico non è chi è disperato, ma chi getta nella disperazione la gente. Il nemico non è chi migra, ma chi costringe i popoli, compresi gli italiani, a migrare, seguendo le logiche sradicanti della mondializzazione”.

Non possiamo che essere d’accordo con Fusaro. È importante che gli italiani ascoltino le sue parole, perciò vi chiediamo di condividere questo articolo per farlo leggere ai vostri amici, parenti e conoscenti.

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