A Otto e Mezzo, un grandissimo Tomaso Montanari

A Otto e Mezzo, un grandissimo Tomaso Montanari ha detto la cosa più semplice e più vera della serata.

Quando una persona, Giorgia Meloni, che prende quasi mezzo milione l’anno ride dello sciopero, è ovvio che non ha mai dovuto scegliere se pagare la bolletta o la spesa.

E che dietro il disprezzo per lo sciopero c’è un’idea di Paese dove chi protesta è un nemico. Un’idea che viene da lontano. E che fa paura:

“Giorgia Meloni, l’anno scorso, ha dichiarato entrate per 460mila euro: le donne del popolo in questo Paese guadagnano un po’ meno.

Non ha mai fatto uno sciopero vero, perché non ha mai fatto un lavoro vero, ha sempre vissuto di politica, non si è mai trovata in condizioni di dover scioperare, di perdere il proprio reddito di quella giornata per scioperare.

Un metalmeccanico di terzo livello, facciamo questo esempio, che guadagna 1440 euro netti al mese, ne perde 66 per scioperare.

Se vuole fare vacanza venerdì, gli conviene prendere le ferie e non scioperare, non so se questo è chiaro.

In questo disprezzo di Giorgia Meloni per il diritto di sciopero, direi che sotto c’è qualcos’altro: cioè c’è una cultura, che è quella di estrema destra di ascendenza fascista, che non accetta il conflitto sociale, naturalmente pacifico e non violento.

Non accetta l’idea che ci siano interessi diversi fra classi sociali diverse. Per loro c’è solo la nazione e gli interessi della nazione li interpreta il governo, chi si oppone è un nemico della nazione e in questa cultura l’uguaglianza non è un valore, la lotta per raggiungerla non è legittima, è proprio il contrario dell’articolo 3 della Costituzione della Repubblica.

Questo credo sia importante capirlo perché questo attacco ai sindacati va insieme all’attacco ai magistrati, all’università, cioè a tutto quello che non è riconducibile al governo come unico interprete degli interessi di tutti.

E questo è un progetto autoritario, è un progetto che ribalta la Costituzione. Anche da queste piccole battute così irrispettose, così indecenti, secondo me lo si capisce”.

La violenza in politica non è ne di destra e nemmeno di sinistra

Massimo Cacciari, filosofo e già sindaco di Venezia, interviene nel dibattito avvelenato che ha seguito l’omicidio di Charlie Kirk e le polemiche scatenate in Italia dalle dichiarazioni della premier Giorgia Meloni. Senza mezzi termini, Cacciari definisce “una balla colossale” la tesi secondo cui la violenza politica sarebbe appannaggio esclusivo della sinistra: “La violenza è figlia dei conflitti sociali, non di una parte politica in sé. Negli Stati Uniti è un male endemico: hanno assassinato presidenti e leader politici di ogni schieramento. Da noi, la storia parla chiaro: la violenza nasce laddove il conflitto è più esasperato”.

Il filosofo smonta così l’ennesima narrazione ideologica che vuole attribuire alla sinistra la responsabilità dei toni esasperati. Al contrario, sostiene che la retorica incendiaria della premier Meloni altro non sia che la riproposizione del vecchio copione dell’anticomunismo militante, usato per mobilitare le piazze e sviare l’attenzione dai problemi concreti del Paese.

Per Cacciari, la questione non è riducibile a una “guerra di colpe” tra destra e sinistra, ma riguarda la qualità del dibattito politico e la sua degenerazione. “Se continuiamo a parlare a colpi di anatemi, è ovvio che i toni si radicalizzano. È il conflitto stesso che alimenta l’odio, non il fatto che una parte sia intrinsecamente più violenta dell’altra”.

Il richiamo alla storia americana è particolarmente significativo: dagli omicidi dei fratelli Kennedy a Martin Luther King, fino agli attentati contro figure conservatrici, la violenza politica ha colpito trasversalmente. L’idea che essa appartenga solo a un campo ideologico, secondo Cacciari, è dunque una costruzione propagandistica priva di fondamento.

Le parole del filosofo arrivano come monito in un’Italia già spaccata da tensioni e campagne d’odio, dove la polarizzazione rischia di diventare la vera agenda politica.

Gheddafi chi era veramente

«Una volta ho visto una scena con il Gheddafi in borghese, in piazza, con solo due guardie. A Tripoli. Incontra una donna che mendica. Si avvicina, sorpreso. “Perché stai mendicando?” le chiede. Lei risponde: “Mio marito è malato”. Gheddafi si arrabbia. “La sanità è gratuita, abbiamo comprato le migliori risonanze magnetiche del mondo. Non puoi fare così, signora. Stai dando un’immagine sbagliata della Libia.”

Ecco cosa faceva “il malvagio tiranno” Gheddafi al suo popolo:

1. Elettricità gratuita per tutti.

2. Prestiti senza interessi grazie a banche pubbliche.

3. La casa era un diritto garantito per ogni cittadino.

4. 50.000 dollari per ogni coppia di sposi per iniziare una vita insieme.

5. Istruzione e sanità gratuite: dall’analfabetismo di massa a un tasso di alfabetizzazione dell’83%.

6. Chi voleva fare l’agricoltore riceveva terra, casa, attrezzi, semi e animali.

7. Studiare o curarsi all’estero? Il governo ti pagava tutto, fino a 2.300 dollari al mese.

8. Il governo pagava metà del costo di ogni automobile.

9. La benzina costava 14 centesimi al litro.

10. Ti sei laureato e non trovi lavoro? Lo Stato ti pagava finché non trovavi.

11. Zero debito estero. 150 miliardi di riserve sovrane (sparite dopo l’invasione).

12. I cittadini ricevevano sul conto la loro parte dei profitti del petrolio.

13. 5.000 dollari per ogni figlio concepito è 700 euro a famiglie al mese.

14. Il 25% dei libici aveva una laurea.

15. E poi il Grande Fiume Artificiale: l’opera più colossale di trasporto idrico mai realizzata in un deserto.

E ora conosciamo le “atrocità” che i libici hanno dovuto sopportare per 42 anni.

Poi è arrivata la “libertà” portata dalle bombe. E oggi la Libia è uno Stato fallito, dilaniato dalle milizie, dai trafficanti, dai mercanti di schiavi. Ma ehi… almeno Gheddafi non c’è più, vero?

Avete mai conosciuto un cittadino libico che lavora nei campi, nei cantieri o nelle fabbriche in Italia? No, signori. Ci sono marocchini, tunisini, algerini, albanesi, romeni, cinesi, filippini, polacchi, ucraini, nigeriani, senegalesi eccetera… ma non ci sono libici.

Perché ai tempi di Gheddafi, un libico non aveva bisogno di emigrare per sopravvivere. Aveva casa, salute, istruzione, benzina quasi gratis, e una parte dei profitti del petrolio versata direttamente sul conto.

Poi è arrivata la cosiddetta “democrazia” a colpi di bombe.

Ora la Libia è diventata un inferno… e i libici sono diventati profughi.»

NON CREDETE A QUELLO CHE VI DICONO I MASS MEDIA VENDUTI AL SISTEMA APRITE GLI OCCHI.

Vita in RUSSIA

La Terra delle Donne Più Belle del Pianeta! 15 Verità ASSURDE! – Documentario

Benvenuto in Russia, il paese più grande e contraddittorio del pianeta. Una terra dove l’inverno può ucciderti in 20 minuti, ma la gente continua a vivere, a ridere e ad amare. Dove la metropolitana sembra un palazzo reale, un biglietto costa 50 centesimi, e le donne sono considerate tra le più belle del mondo, ma vivono sotto una pressione sociale devastante. In questo video scoprirai 15 verità assurde e affascinanti sulla vita in Russia: dal gelo della Siberia alle luci di Mosca, dalle metropolitane-palazzo alla Transiberiana infinita, dai riti culturali millenari alla realtà moderna di Yandex e delle donne perfette anche nella neve.

SMONTATA LA FAVOLA DEI MILLE

Questo è per chi non lo sapeva ancora!

Il tempo è un galantuomo e la Storia, alla fine, viene sempre fuori. Carlo III d’Inghilterra ha ammesso una verità incontrovertibile che veniva rigettata solo dai Risorgimentalisti italiani. Quelli che sbeffeggiano i meridionalisti accusandoli di raccontare frottole. Ebbene, Garibaldi non era solo ed i mille non erano affatto mille. Il Regno delle due Sicilie fu invaso dai Piemontesi. Ecco quanto detto dal sovrano inglese davanti al Parlamento italiano:

“Due le navi inglesi che vegliavano durante lo sbarco a Marsala”. Pronte, cioè, a intervenire. Ricordiamo che insieme agli inglesi c’erano anche i francesi. Entrambe le nazioni avevano interessi affinché i Borbone fossero spazzati via, principalmente per avere il predominio del Mediterraneo vista l’imminente apertura del Canale di Suez.

Bisognava dunque creare uno stato vassallo e affidarlo a chi poteva essere facilmente controllato, ossia i Savoia pieni di debiti. Carlo ha continuato: “Molti degli eroi del Risorgimento, tra cui Cavour e Mazzini, trascorsero del tempo nel Regno Unito”. Lì furono formati, indottrinati e incatenati al volere inglese.

Infine: “Quando Garibaldi visitò Londra nel 1864 per ringraziare il popolo britannico del sostegno ricevuto scoppiò una vera e propria Garibaldimania, con mezzo milione di persone che accorsero a salutarlo fino alla creazione di un biscotto-omaggio ancora diffusissimo”.

Garibaldi e l’Italia, quindi, fedeli e riconoscenti a tal punto da recarsi a Londra per ringraziare l’Inghilterra. Fu così che – come ebbe a scrivere Dostoevskij – nacque “un piccolo regno di second’ordine soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla. Un’unità meccanica e non spirituale e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine”.