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Onesto portiere di calcio, non un campione.
Nel ’77 apre, a sue spese, una palestra per ragazzi cerebrolesi e, quando dal Brescia arriva l’allenatore Marino Perani, lo relega in panchina dicendogli in faccia: “Tu pensi agli handicappati anziché parare”.
A Roma una domenica compare uno striscione in curva: “Torna dai tuoi mostri”. Lui perde le staffe, si toglie la maglia della Lazio e la calpesta.
La dirigenza chiede la sua radiazione, ma un giorno gli telefona Trapattoni, che allena l’Inter: “Ho letto che abbandoni, è un peccato – gli dice – . Ripensaci. Per uno come te, all’Inter, c’è sempre spazio. Il calcio ha bisogno di figure come la tua”.
Accetta e si allena duramente ad Appiano Gentile, ma alla sera torna sempre nella palestra dai suoi ragazzi e un giorno anche Jurgen Klinsmann, incuriosito, lo segue: in quella palestra vede tanta sofferenza, ma anche tanto amore, e stacca un assegno da settanta milioni di lire per quel progetto. «Jurgen veniva anche due volte a settimana – ricorda poi Malgioglio – . Andava nelle case dei ragazzi, mangiava con loro, parlava coi genitori. Grande persona».
Chiusa la carriera, il portiere non riesce più a finanziare la palestra da solo e deve chiuderla, ma continua tuttora ad organizzare iniziative benefiche per ragazzi come quelli che ha sempre seguito.
Di Francesco Castracane