QUESTA NOTIZIA DEVE FARE IL BOTTO: ECCO COSA HANNO SCOPERTO SUL FRATELLO DI ALFANO!

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lunedì 29 maggio 2017

Della carriera lampo del fratello di Alfano alle Poste ne avevamo parlato in un altro articolo: 200mila euro all’anno senza mai firmare un documento.
Niente male, soprattutto se hai conseguito una laurea triennale in Economia a 34 anni.
Ma c’è di peggio, tant’è che la Finanza ha voluto vederci chiaro: Alessandro Alfano risulta il più pagato e quello che lavora di meno; il più giovane ed il meno qualificato.
Ne parla Giuseppe Scarpa su Repubblica:
“L’ascesa da supermanager in Poste di Alessandro Alfano – laurea triennale in economia conseguita a 34 anni – è tutta una contraddizione. Ne sono certi anche i finanzieri del gruppo valutario che nei giorni scorsi hanno depositato alla Corte dei Conti (il pm è Massimo Perin) l’informativa finale sul caso dell’assunzione di “Alfano jr”, 41 anni, fratello dell’attuale ministro degli Esteri Angelino Alfano. Alfano jr è il più pagato tra i dirigenti del suo stesso livello. In media percepisce il doppio dei suoi colleghi. Quando è stato assunto in Postecom, nel 2013, ha firmato un contratto da 160 mila euro lordi. All’epoca i due suoi omologhi, più anziani, con più esperienza e curriculum – una sua collega ha una laurea in architettura al Politecnico di Milano col massimo dei voti – percepivano 90 e 80 mila euro lordi l’anno”.
Il problema, però, prosegue Scarpa, è che l’ascesa dello stipendio del fratello di Alfano non si è bloccata qui, nonostante non si sia distinto per essere uno stacanovista:
“Alessandro nel giro di 4 anni, passando da Poste Tributi è approdato nel 2016 direttamente in Poste. Ad ogni passaggio lo stipendio è lievitato fino a toccare quota 200mila euro lordi. Anche in questo caso i suoi sette colleghi, tutti più anziani con qualifiche da ingegneri, dottori in legge e con più anni di esperienza guadagno meno del fratello del ministro. Qui la forbice va da un minimo di 81 mila euro lordi per il più giovane, classe ‘71 laurea in ingegneria civile conseguita a 28 anni, a un massimo di 120 mila euro lordi l’anno per un altro dirigente sempre ingegnere di 55 anni”.
E poi c’è un’altra anomalia, conclude Scarpa:
“Alessandro quando era maxi dirigente in Postecom aveva sotto di lui un unico dipendente. Impiegati che poi sono aumentati nel tempo, fino ad arrivare ai 39 che adesso il fratello del ministro dirige in Poste”.
Tutti aspetti su cui la Finanza farà chiarezza.

Fonte: https://www.silenziefalsita.it/2017/02/25/fratello-di-alfano-guadagna-il-doppio/

ITALIANI, CONDIVIDETE TUTTI QUESTA NOTIZIA: E’ UNA VERGOGNA SENZA PRECEDENTI! Fatta la legge trovato l’inganno.

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domenica 28 maggio 2017


La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato il disegno di legge che modifica le norme sui vitalizi parlamentari e applicherebbe il sistema contributivo sia ai vitalizi futuri sia a quelli già esistenti.
Il prossimo 31 maggio si voterà sul ddl, che poi passerà al Senato e, se approvato, diventerà legge entro la fine della legislatura.
I media hanno dato grande spazio alla notizia, perché il testo ricalca la proposta di Richetti del Pd, ma hanno dimenticato un particolare importante: la reversibilità aumenta di un quinto se i beneficiari non hanno altri redditi, come spiega Thomas Mackinson sul Fatto Quotidiano:
“Dall’Inps assicurano che in Italia non c’è categoria che goda di una norma tanto favorevole da aumentare di colpo la pensione di reversibilità del 20%. Non i 21 milioni di dipendenti pubblici e privati cui ogni anno eroga le pensioni, che al massimo possono contare sulle rivalutazioni Istat dello zero virgola o di vedersi alzare l’importo, se inferiore, ai 501 euro di pensione sociale. Il problema comune a tutti gli italiani non riguarderà invece mogli e figli di 2.470 ex onorevoli e 1.650 ex consigli regionali che al momento di incassare la reversibilità potranno contare su un assegno aumentato automaticamente di un quinto. A prescindere dall’importo. Ed ecco rispuntare il privilegio, per di più nella legge nata per abolire il più avversato di tutti: il ricco vitalizio che a ancora oggi consente agli ex parlamentari di incassare anche 5-6mila euro al mese a fronte di qualche legislatura in Parlamento”.
All’ultimo è infatti passato n emendamento a firma di Daniela Gasparini, deputata Pd:
“La pillola, contro la quale già si annunciano ricorsi (per i famosi “diritti acquisiti”), è un po’ meno amara del previsto: all’ultimo passa un emendamento che accorda un beneficio ben poco perequativo nella corsa a omologare il trattamento degli ex onorevoli e consiglieri a quello dei lavoratori dipendenti. Riguarda la “Rideterminazione degli assegni vitalizi” (art.13), lo firma la deputata Pd Daniela Gasparini e recita così: “In assenza di altri redditi di cui all’articolo 6, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, per i soli trattamenti in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, la misura della pensione di cui all’articolo 11 è aumentata del 20 per cento”.
In soldoni significa che in caso il congiunto beneficiario della reversibilità non abbia “redditi da lavoro dipendente/autonomo e d’impresa, rendite fondiarie e redditi da capitale” percepirà il 60% dell’importo come gli altri italiani, ma aumentato di un quinto. Automaticamente, senza soglia massima ne criteri patrimoniali. E pace se in quelle stesse famiglie, a differenza di altre, per anni si è materializzato uno stipendio parlamentare da 10mila euro al mese”.

Fonte: https://www.silenziefalsita.it/2017/05/28/vitalizi-reversibilita/

La sconvolgente rivelazione del prof. Giannuli sull’euro e la BCE

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lunedì 29 maggio 2017

AFFRETTATEVI A CONDIVIDERE: GLI ITALIANI DEVONO SAPERE LA VERITA’ SULL’EURO E LA BCE!

“Vedete vicino alla bandierina UE, non c’è scritto in alcuno spazio ‘pagabile a vista al portatore’ perché la BCE non ha una riserva aurea, e in nessuna lingua, nemmeno in micro scrittura, trovate la scritta ‘la legge punisce gli spacciatori e i fabbricanti di moneta falsa’. Vicino la bandiera ci sono gli acronimi della cosi detta Banca Centrale Europea in varie lingue ma prima, fra la bandiera e le scritte c’è un piccolo simbolo: quello del copyright,” spiega il professor Aldo Giannuli nel video che potete vedere sopra, che aggiunge: “Avete mai visto un francobollo, una marca da bollo, una banconota con il simbolo del copyright? il copyright è per sua natura un istituto di diritto privato, la moneta è invece, per sua natura, un istituto di diritto pubblico, tant’è vero che se vai al ristorante e paghi in euro e il ristoratore dice ‘no, gli euro non valgo nulla mi devi pagare in dollari’, il ristoratore commette un reato, in quanto la moneta è un istituto di diritto pubblico e ha corso forzoso e la devi accettare”.
Qui invece, si chiede il professore “siamo in presenza di una moneta che ha corso forzoso?” E ancora:”Noi chiamiamo banca centrale europea quello che non è affatto un banca centrale, ma è un accordo di natura privatistica fra banche centrali nazionali che, infatti, restano proprietarie della riserva aurea, che non ha versato mai nessuno. Questa moneta è equivalente ad una cambiale o a qualsiasi titolo di pagamento di diritto privato, ed è in funzione di moneta perchè la accettiamo come tale.
E poi il professor Giannuli fa un esempio: “Se dovesse esserci una crisi di tipo giapponese o argentina, siamo sicuri che funzionerebbe ancora questa moneta? perciò non c’è scritto pagabile a vista al portatore. Dove la porti? non c’è nemmeno scritto la legge punisce gli spacciatori e i fabbricanti di moneta falsa perchè, in tal caso, sarebbe insorto immediatamente un problema di carattere giuridico.”
La BCE, conclude Giannuli, “è in realtà un accordo privato tra banche centrali dove addirittura può entrare una banca inglese che non adotta questa moneta nel suo paese. Ecco l’esempio di costruzione giuridica europa. Ma se dovesse scoppiare una crisi ed i paesi che cominciano a rifiutare le monete sono troppi, che fare? E lì insorge un problema serio.”
Fonte: https://www.silenziefalsita.it/2016/10/20/bce/

Ricordate Mafia Capitale e le parole di Salvatore Buzzi?

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La gestione degli immigrati in Italia è diventata un business e a guadagnarci è sempre la criminalità organizzata. Ricordate Mafia Capitale e le parole di Salvatore Buzzi?

Oggi la storia si ripete: 68 arresti per ‘ndrangheta legati al business migranti nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto (Crotone). Tra gli arrestati c’è anche l’imprenditore Leonardo Sacco, presidente della sezione calabrese e lucana della Confraternita delle Misericordie che gestisce il Cara di Isola Capo Rizzuto, e già dal 2007 sospettato dagli investigatori del ROS di essere vicino al clan della ‘ndrangheta degli Arena.

Nonostante questo, Sacco ha continuato ad avere appoggi politici trasversali e ha continuato a ottenere appalti e portare avanti il suo business. Il ministro degli Interni dell’epoca, Angelino Alfano, aveva l’obbligo di sapere chi era Leonardo Sacco.

Perché la politica lo ha appoggiato e finanziato con oltre 100 milioni di euro di appalti? Chi ha sostenuto questo personaggio e i suoi affari è politicamente responsabile di questo ennesimo scandalo.

L'immagine può contenere: una o più persone e sMS

M5S e Lega martellano contro il business dei migranti

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I grillini denunciano: “Altro che solidarietà, i profughi sono fonte inesauribile di denaro”. Salvini: “Governo e Ue sono complici”

REUTERS STAFF / REUTERS

“Altro che accoglienza e solidarietà verso i migranti, sono solo una fonte inesauribile di denaro su cui mettere le mani”. È la denuncia dei deputati M5s, che in una nota commentano così la maxi operazione contro la cosca della ‘ndrangheta degli Arena condotta nella notte sotto la guida della Procura della Repubblica di Catanzaro. “Migrantopoli è una realtà che deve essere smantellata al più presto”, commenta il blog di Beppe Grillo, “i centri di accoglienza sono una gallina dalle uova d’oro”. Le dichiarazioni arrivano sull’onda dell’operazione della Dda di Catanzaro, un’operazione che ha portato al fermo di 68 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata e frode in pubbliche forniture. Secondo gli inquirenti, il Centro di accoglienza richiedenti asilo “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto, il più grande d’Europa, era in mano alla ‘ndrangheta da ben dieci anni. Un fatto gravissimo che riporta in primo piano le polemiche sul business dell’accoglienza. Con Matteo Salvini della Lega Nord che accusa il governo e l’Ue di essere complici della “schifezza calabrese”. E i Cinque Stelle che chiedono le dimissioni del ministro Angelino Alfano.

“Non possiamo che prendere atto, con rammarico, di come ancora una volta avevamo visto giusto sulla questione del business dei migranti”, scrivono i membri M5s della commissione d’inchiesta sui centri di accoglienza per i migranti Cie-Cara. “Plaudiamo a l’enorme sforzo compiuto dalla magistratura e dalle forze dell’ordine nell’operazione che ha colpito il clan Arena e ha scoperchiato gli interessi mafiosi sul Cara di Isola Capo Rizzuto in Calabria. Una penetrazione così profonda di interessi economici a discapito dei migranti che ha portato al fermo anche del parroco e del capo della Misericordia che gestisce il centro”. E puntano il dito sui leader che avrebbero incontrato negli anni Leonardo Sacco, uno degli indagati con una eloquente foto.

https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fmovimentocinquestelle%2Fposts%2F10155028643955813&width=500

Si tratta – proseguono i Cinque Stelle – di “una vicenda squallida che dimostra pienamente quanto denunciamo da anni: altro che solidarietà verso i migranti, sono solo una fonte inesauribile di denaro su cui mettere le mani. Come abbiamo già denunciato più volte per il Cara Mineo, qui anche la politica ha i suoi interessi, i suoi bacini elettorali. Non possiamo che chiedere ancora una volta la chiusura di questi centri, tanto il Cara Mineo quanto il Cara di Isola Capo Rizzuto, ed è ora che si agisca con fermezza, impedendo l’arricchimento di mafiosi e loschi personaggi che dietro la facciata dell’accoglienza, intascano soldi dei cittadini”. Segue la richiesta di dimissioni da parte del ministro Alfano: “Dopo i 68 arresti per ‘ndrangheta legati al business migranti […] ad Alfano non rimane che una sola cosa, rassegnare le dimissioni da ministro”, dichiarano i capigruppo M5S di Camera e Senato Roberto Fico e Carlo Martelli insieme al senatore M5S della commissione antimafia Mario Michele Giarrusso. “Le stesse dimissioni che chiedemmo lo scorso 13 febbraio, quando uscì un articolo del giornalista Tizian su L’Espresso che ricostruì come il ministro degli interni Alfano nulla si accorse sull’imprenditore Leonardo Sacco (arrestato nell’operazione odierna dei ROS), che già dal 2007 era sospettato dagli investigatori del ROS di essere vicino al clan della ‘ndrangheta degli Arena di Capo Rizzuto”.

Durissimo il leader della Lega Nord Matteo Salvini, che sottolinea come tra i fermati ci sia anche il parroco di Isola Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio. “Avete visto quella schifezza calabrese? Anche un parroco fermato, appalti truccati, ong coinvolte insieme a cosche mafiose. Noi lo avevamo detto, di fronte a tutto ciò vedremo di adottare ogni mezzo possibile per fermare questa invasione, perché ormai siamo di fronte a una sostituzione etnica”. E ancora: “Spero che il suono delle manette arrivi alle orecchie del governo”, aggiunge il segretario della Lega. “La verità è che il governo e l’Ue sono complici di tutto ciò. Non dimentichiamo che sull’immigrazione c’è un giro d’affari di 5 miliardi. Meno male che, finalmente, ci sono procuratori che aprono gli occhi e alzano la testa. Del resto ce lo aveva già detto Mafia Capitale: i migranti rendono di più della droga”.

http://video.huffingtonpost.it/embed/cronaca/ndrangheta-maxi-operazione-contro-la-cosca-arena-controllavano-il-cara-di-crotone/12811/12789?responsive=true&generation=onclick&el=video800666004736563200

Per la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, “l’imponente operazione contro il clan Arena è un importante risultato nella lotta contro la ‘ndrangheta e le infiltrazioni mafiose nella gestione dei migranti”. “Il Cara di Isola Capo Rizzuto era diventato una miniera di denaro per la cosca, che grazie alla complicità del responsabile dell’ente che gestiva il centro, già vicepresidente delle Misericordie, controllava appalti e forniture dirottando nelle casse della famiglia i fondi comunitari destinati ai profughi. Sull’opacità della gestione del Cara in provincia di Crotone, aveva aperto un’inchiesta anche la nostra Commissione. Questa vicenda conferma la capacità delle mafie di sfruttare le debolezze e le fragilità del nostro tempo con un approccio predatorio e parassitario. La tragedia dei migranti è anche un vergognoso volano di corruzione, come già rivelato da Mafia Capitale, che va perseguita e stroncata con estremo determinazione”.

“Gli arresti di oggi sono – conclude Bindi – il coronamento di un’accurata indagine dei Ros, che ha permesso di ricostruire i molteplici affari della famiglia e il ruolo di cerniera con la pubblica amministrazione svolto dal responsabile del centro. Ringrazio il Procuratore Nicola Gratteri e gli uomini dei Carabinieri della Polizia e della Guardia di Finanza di Catanzaro e Crotone che condotto l’operazione e sequestrato beni e società riconducibili agi Arena”.

Dal Partito democratico ringraziamenti alla procura antimafia, alle forze dell’ordine e agli inquirenti arrivano da Ernesto Magorno, segretario regionale Pd Calabria e componente la commissione parlamentare antimafia. “Ringraziamo la procura antimafia del capoluogo di regione, guidata Nicola Gratteri, le forze dell’ordine e tutti gli inquirenti che hanno lavorato perché l’operazione Jonny andasse in porto, facendo luce su anni di malversazioni, inquinamento dell’economia e gravi pratiche illegali, anche all’interno del Cara di Crotone”, afferma Magorno. Per l’esponente Pd, si tratta di una vittoria per lo Stato, che così “restituisce ai cittadini calabresi un pezzo di territorio, sottraendolo all’invadenza e al controllo criminale delle cosche”.

Smantellata la cosca Arena: 68 fermi. Controllava il centro profughi di Crotone

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Fermati il capo della Misericordia di Isola Capo Rizzuto e il parroco don Edoardo Scordio

Nella notte oltre 500 tra agenti della polizia di Stato, carabinieri del Ros e finanzieri del Nucleo di polizia tributaria hanno arrestato 68 persone, destinatarie di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura di Catanzaro a carico di altrettante persone, accusate di associazione di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose.

I provvedimenti sono stati disposti dalla Dda guidata dal procuratore Nicola Gratteri e hanno smantellato la storica e potentissima cosca di ‘ndrangheta facente capo alla famiglia Arena, attiva nelle province di Catanzaro e Crotone. Dalle investigazioni, oltre alle tradizionali dinamiche criminali legate alle estorsioni, che venivano capillarmente esercitate sul territorio catanzarese e su quello crotonese, è emerso che la cosca controllava, a fini di lucro, la gestione del centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto e coltivava ingenti interessi nelle attività legate al gioco ed alle scommesse.

La cosca lucrava sull’accoglienza dei migranti nel Cara “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto grazie alla collusione con esponenti della “Fraternita di Misericordia”. Dalle indagini è emersa un’infiltrazione del clan, da più di un decennio, in tutte le attività imprenditoriali connesse al funzionamento dei servizi di accoglienza del Cara “Sant’Anna”.

Secondo gli investigatori, il tramite era Leonardo Sacco, governatore della Misericordia, che ha permesso di aggiudicare a imprese create ad hoc dai mafiosi gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione presso il centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto e di Lampedusa. Gli Arena e altre famiglie di ‘ndrangheta si spartivano cosi’ i fondi destinati all’accoglienza dei migranti.

Il capo della Misericordia di Isola Capo Rizzuto Leonardo Sacco e il parroco dello stesso paese, don Edoardo Scordio, sono tra i fermati dell’operazione Jonny. La Misericordia gestisce il Centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Isola, uno dei più grandi d’Europa, che secondo le indagini sarebbe stato controllato dalla cosca Arena. I due sono accusati di associazione mafiosa, oltre a vari reati finanziari e di diversi casi di malversazione, reati aggravati dalle finalità mafiose.

I dettagli della operazione saranno resi noti alle 11, nel corso di una conferenza stampa presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, con la partecipazione del procuratore Gratteri, del procuratore aggiunto Luberto e degli investigatori.

MARCO TRAVAGLIO POCO FA HA SPUTTANATO RENZI E LA BOSCHI IN MANIERA COLOSSALE!

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Nel suo editoriale odierno Marco Travaglio silura il duo Renzi-Boschi.

Ecco quello che ha scritto:

“(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Due fatti, freschi di giornata – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 10 maggio 2017, dal titolo “Il copione della vergogna”.

1) Nel suo libro Poteri forti (o quasi) (Rizzoli), l’ex direttore del Corriere e del Sole 24 Ore Ferruccio de Bortoli rivela che nel 2015 una ministra chiese all’amministratore delegato di una grande banca quotata in Borsa, Unicredit, di acquistare la banchetta decotta di Arezzo, la Etruria vicepresieduta dal di lei padre, multato da Bankitalia e indagato dalla Procura per averla male amministrata.

2) Il pm di Napoli che ha avviato le indagini sul padre e alcuni stretti collaboratori dell’ex premier, dopo vari attacchi calunniosi, viene trascinato dinanzi al Csm da un procedimento disciplinare promosso dal Pg della Cassazione a cui il governo dell’ex premier ha appena allungato la carriera, prorogandogli l’età pensionabile; il procuratore capo di Napoli invece viene spedito anzitempo a casa da un decreto dell’ex premier che gli anticipa l’età pensionabile; l’indagine di Napoli viene trasferita a Roma, con i ritmi da ponentino tipici del luogo; e il capitano del Noe che l’ha coordinata viene indagato per falso in atto pubblico a Roma per uno scambio di persona nell’informativa.

Immaginate che accadrebbe se i protagonisti di questi due fatti fossero Silvio Berlusconi e una sua ministra: avremmo (giustamente) le piazze piene di manifestanti contro l’abuso di potere, l’uso privato di pubbliche funzioni, il familismo amorale e l’attacco all’indipendenza della magistratura. Invece la protagonista del primo fatto è Maria Elena Boschi, ex ministra delle Riforme del governo Renzi, ora sottosegretaria del governo Gentiloni: tutti zitti. Cuore di figlia: cosa non si fa per salvare il papà. L’ex premier che ha fatto attaccare dai suoi il pm Henry John Woodcock e gli altri inquirenti napoletani, rei di avere scoperto il ruolo di suo padre Tiziano e del suo ministro Luca Lotti nello scandalo Consip, poi ha allungato la carriera del Pg della Cassazione Pasquale Ciccolo mentre anticipava la fine di quella del procuratore di Napoli Giovanni Colangelo, poi ha esultato per l’incriminazione del capitano Giampaolo Scafarto e ora vede finire al Csm Woodcock, è Matteo Renzi: tutti zitti. Cuore di figlio: cosa non si fa per salvare il babbo.

Si ripete paro paro il vecchio copione collaudato nel biennio di Tangentopoli e nel ventennio berlusconiano: un pm scopre reati dalle parti del governo e subito finisce nel fuoco incrociato di attacchi politico-mediatici, ispezioni ministeriali, azioni disciplinari, procedimenti di trasferimento d’ufficio, tentativi di scippare l’inchiesta per trasferirla a Roma o in altri lidi più placidi e ameni. La differenza tra ieri e oggi è che i punti di resistenza sono scomparsi. Ai tempi di B. c’erano alcuni giornali, intellettuali e programmi tv che denunciavano i fatti, una parte di opinione pubblica informata e dunque indignata che scendeva in piazza trascinandovi un’opposizione tremebonda e consociativa, una magistratura piuttosto compatta a difesa delle prerogative costituzionali, un Csm non proprio prono ai diktat del governo. Ora che il pericolo viene dal centrosinistra, complice il lungo martellamento di Napolitano contro le Procure più attive, non si muove una foglia. Oggi l’azione disciplinare contro quel discolo di Woodcock, che ha avuto l’ardire di indagare sui cari di Renzi, non la sferra più il ministro della Giustizia, come facevano i vari Biondi, Mancuso e Castelli agli ordini di B. (il Guardasigilli Andrea Orlando ha respinto le pressioni renziane in tal senso e, in un’intervista al Fatto, ha avvertito l’ex premier che, se vuole colpire i magistrati, deve trovarsi un altro ministro): la promuove direttamente un magistrato, il Pg della Cassazione, pochi mesi dopo il decreto contestatissimo (anche dall’Anm) che ha esentato lui e poche altre supertoghe (ma non il procuratore di Napoli) dal pensionamento anticipato. Lo stesso Ciccolo aveva già dato ottima prova di sé nel 2007 contro il pm Luigi de Magistris, impegnato a Catanzaro in inchieste sgradite ai politici e a Napolitano; e soprattutto nel 2012, quando Napolitano, su richiesta dell’indagato Mancino, tentò d’interferire nelle indagini di Palermo sulla trattativa Stato-mafia. Napolitano scrisse al Pg Ciani e al suo vice Ciccolo di assecondare le richieste di Mancino, che puntava al trasferimento dell’indagine e al quale il consigliere giuridico del Colle confidò: “Ho parlato sia con Ciccolo che con Ciani: hanno voluto la lettera così fatta per sentirsi più forti”. Fu persino convocato il procuratore antimafia Piero Grasso, che però rifiutò di avocare l’inchiesta perché non ne aveva il potere e non ne ricorrevano i presupposti.

Ora tocca a Woodcock: Ciccolo lo accusa di “grave scorrettezza” e “indebita interferenza” nelle indagini romane su Consip. E non per un’intervista, che peraltro sarebbe stata giustificata, anzi doverosa per chiarire la sua posizione e difendere l’ordine giudiziario, viste le calunnie di cui era bersaglio. Ma per alcune frasi scambiate con colleghi e riportate da Repubblica che smentivano le menzogne di giornali e politici sulla sua “guerra” ai pm romani e sul suo ruolo di “mandante” dell’errore del capitano Scafarto. Frasi che non interferiscono affatto nel lavoro della Procura di Roma e non rivelano alcun segreto d’indagine. Dunque – lo diciamo chiaro e tondo, anche in perfetta solitudine – quest’azione disciplinare non sta né in cielo né in terra, come dimostrano gli infiniti precedenti di pm coraggiosi (Woodcock compreso) trascinati davanti al Csm e poi prosciolti per aver detto la verità. Piercamillo Davigo, che di simili rappresaglie ne ha subìte parecchie sulla sua pelle, ripete spesso: “Non ce l’hanno con noi per quello che diciamo, ma per quello che facciamo”.

ANDATE IN TV A DIRE CHE ABBASSATE LE TASSE, NEI DOCUMENTI SCRIVETE IL CONTRARIO”. BELPIETRO MASSACRA LA PARASSITA PD MANDATA A RACCONTAR BALLE DAL CIALTRONE DI FIRENZE

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Scontro sulle tasse tra Maurizio Belpietro e Anna Ascani a DiMartedì su La7 . Il direttore di Libero ha demolito la deputata del Pd: “Nel Def c’è scritto che, a differenza di quanto raccontato da Matteo Renzi in conferenza stampa, le tasse che aumentano. Non sono state aumentate ma aumenteranno nei prossimi anni”. La pressione fiscale, continua Belpietro, “nel 2016-2017 arriverà al 44,1 per cento. Lo dice il Def, non lo dico io. Quindi il presidente del Consiglio dice delle cose che non corrispondono al vero”. E sul tesoretto: “Non esiste. E significa spolo una cosa: Renzi sta indebitando il Paese. Come ha fatto per gli 80 euro”.

Prova a ribattere la Ascani: “Lei ha rielaborato le tabelle”. E tira fuori “le clausole di salvaguardia”. Belpietro la zittisce: “Queste argomentazioni sono inesistenti. C’è una tabella del ministero dell’Economia che dice chela pressione fiscale aumenta. Non c’entra niente la clausola di salvaguardia. Non facciamo confusione. Il Def dice una cosa: vi racconto le previsioni macroeconomiche del Paese che dicono che la pressione fiscale aumenta. Punto. Non c’è altra giustificazione: se la pressione aumenta, aumeano le entrate. Tanto è vero che sono documentate con63 miliardi in più. Mi dite da dove cavolo arrivano questi 63 miliardi?”.

Photo by fabiolopiccolo:

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