Denunciati in massa. Dall’ex presidente della Repubblica “Re Giorgio” passando per Renzi, Grasso, Boldrini e tutto il Parlamento al completo.

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ECCO PERCHE’

Napolitano, Renzi, Boldrini, Grasso. Tutti denunciati. I documenti

Denunciati in massa. Dall’ex presidente della Repubblica “Re Giorgio” passando per Renzi, Grasso, Boldrini e tutto il Parlamento. LE CARTE

Ecco la denuncia sporta presso i Carabinieri di Roma:

Al Comando stazione dei Carabinieri

Alla Procura Della Repubblica  Competente

Alla Alta Corte Penale Internazionale de l’Aia

Alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

E, p.c.  Ad  Altri

Querela/denuncia per incostituzionale, illegale ed illecita modalità di candidatura elettorale e conseguente incostituzionalità e decadenza degli eletti e dei governi succedutisi dal 21 dicembre 2005.

CONTRO :

1)                  Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano;

2)                  Il Presidente del consiglio dei ministri Matteo Renzi

3)                  Il Presidente della Camera Laura Boldrini

4)                  Il Presidente del Senato Pietro Grasso;

5)                  Tutti i componenti del governo dei tecnici nominati da Giorgio Napoletano

6)                  Tutti i Parlamentari proponenti e votanti la legge 270 del 21 dicembre 2005 “Porcellum”;

7)                  Tutti i Parlamentari eletti a partire dal 21 dicembre 2005;

8)                  Tutti i componenti di tutti i governi tecnici succedutisi dal 21 dicembre 2005;

9)                  E quant’altri coinvolti nei fatti qui descritti che si ravvisassero nel corso delle indagini.

Per le ipotesi dei reati p. e p. dagli articoli:

1) Alto tradimento (art.90 Costituzione);

2)                  Concorso formale in reato continuato (art.81 c.p.);

3)                  Pene per coloro che concorrono nel reato (art.110 c.p.);

4)                  Circostanze aggravanti (art.112 c.p.);

5) Attentato contro l’integrità l’indipendenza e l’unità dello Stato (art.241 c.p.);

6) Attentato contro la Costituzione dello Stato (art.283 c.p.);

7) Usurpazione di potere politico o comando militare (art.287 c.p.):

8) Attentati contro i diritti politici del cittadino (art.294 c.p.);

9)                  Abuso d’ufficio (art.323 c.p.);

10)              Usurpazione di funzioni pubbliche (art. 347 c.p.);

11)              Associazione a delinquere (art.416 bis);

12)              Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 c.p.);

13)              Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in  certificati (art.477 c.p.);

14)              Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art.479 c.p.);

15)              Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati (art.480 c.p.);

16)              Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art.481 c.p.);

17)              Falsità materiale commessa dal privato (art.482 c.p.);

18)              Falsità ideologica commessa dal privato in atti pubblici (art.483 c.p.);

19)              Falsità commesse da pubblici impiegati incaricati di un pubblico servizio (art. 493 c.p.);

20)              Riduzione in schiavitù (art.600 c.p.);

21)              Furto (art.624 c.p.);

22)              Truffa (art.640 c.p.);

23)              Abuso della credulità popolare (art.661 c.p.);

24)              Ed eventuali altre fattispecie di reato che venissero rilevate nel corso delle indagini.-

LUOGO DI COMMISSIONE : Territorio nazionale

TEMPO DI COMMISSIONE : Reati in corso di esecuzione;

Persone offese:  la Repubblica italiana, tutti i Cittadini italiani, la Nazione italiana.

CARDINI E FONDAMENTA DI RIFERIMENTO :

Costituzione : Artt. 1; 3; 48.54; 56 . 58.  91; 96.-

Il testo della Costituzione all’articolo 1 comma 2 dice :  < ….La Sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.>;

Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Art. 48. Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.

Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.

….omissis …

Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.

Art. 54. Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

Art. 56. La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto…. omissis …

Art. 58. I senatori sono eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età….. omissis …..

Art. 91. Il Presidente della Repubblica, prima di assumere le sue funzioni, presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione dinanzi al Parlamento in seduta comune.

Art. 96. Il Presidente del Consiglio dei ministri ed i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale.

PREMESSA

La legge n 270 del 21 dicembre 2005 ha modificato il sistema elettorale italiano delineando la disciplina attualmente in vigore, salve le modifiche ad essa apportate dalla sentenza n. 1/2014 della Corte costituzionale (pubblicata in G.U. il 15 gennaio 2014, con effetti decorrenti dal giorno successivo) che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcune norme della stessa legge. La legge è stata formulata principalmente dall’allora Ministro per le Riforme Roberto Calderoli, che in seguito ad un’intervista televisiva (durante il programma Matrix, allora condotto da Enrico Mentana) fu soprannominata porcellum dal politologo Giovanni Sartori.

La norma ha sostituito le precedenti leggi numeri 276 e 277 del 1993 (cosiddetto Mattarellum) introducendo sistema radicalmente differente, in linea di principio basato sulla formula elettorale

proporzionale un del “quoziente intero e dei più alti resti” (metodo Hare), ma con spirito sostanzialmente maggioritario dovuto a clausole di sbarramento e al forte premio di maggioranza.

Il 17 maggio 2013 è stata depositata l’ordinanza con quale la Corte Suprema di Cassazione, I sezione civile, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale di alcune disposizioni della vigente legge elettorale, in particolare delle modifiche introdotte dalla legge 270 del 2005 (ordinanza n. 12060/2013).

La Corte ha dichiarato rilevanti e non manifestamente infondate le questioni di legittimità costituzionale ed ha trasmesso gli atti alla Corte costituzionale.

Il giudizio ha avuto origine nell’atto di citazione in giudizio della Presidenza del Consiglio dei ministri e del Ministero dell’Interno, presentato dall’avv. Aldo Bozzi in qualità di cittadino elettore al Tribunale civile di Milano nel novembre 2009, adducendo che le disposizioni della vigente legge elettorale gli avrebbero impedito l’esercizio libero e diretto del diritto di voto nelle elezioni del 2006 e del 2008, in contrasto con gli articoli 48, 56 e 58 della Costituzione.

Nell’atto di citazione, le previsioni della legge elettorale, che non consentono la scelta del singolo candidato da parte dell’elettore, che attribuiscono premi di maggioranza e che prevedono l’indicazione del capo di ciascuna lista o coalizione condizionando l’autonomia del Capo dello Stato, sono state fatte oggetto di questioni incidentali di costituzionalità delle quali si è chiesto la rimessione alla Corte Costituzionale, motivando sul punto della rilevanza e non manifesta infondatezza.

Il 4 dicembre 2013 la Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità di alcune parti della legge formalmente annullate il 16 gennaio 2014. Le parti annullate riguardano l’assegnazione dei premi di maggioranza, poiché indipendenti dal raggiungimento di una soglia minima di voti alle liste (o coalizioni), e l’impossibilità per l’elettore di fornire un preferenza.

Insomma, l’Italicum di Renzi potrebbe essere approvato solo a fronte di nuove elezioni.

L’importantissima recente sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione, n. 8878/14 del 4 aprile 2014, nella quale, con l’efficacia del “giudicato erga omnes …………..

” è stato accertato e dichiarato che “…i cittadini elettori non hanno potuto esercitare il diritto di voto personale, eguale, libero e diretto secondo il paradigma costituzionale, per la oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica, a causa del meccanismo di traduzione dei voti in seggi, intrinsecamente alterato dal premio di maggioranza disegnato dal legislatore del 2005, e a causa della impossibilità per i cittadini elettori di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento…”.

Dopo questa premessa, arriva la parte decisiva: “Il principio di continuità dello Stato non può legittimare fino alla fine della legislatura le Camere elette in violazione della libertà di voto e che sono il frutto della grave ferita inferta ” alla logica della rappresentanza consegnata dalla Costituzione”.

Ciò comporta una grave violazione del giudicato costituzionale e di quello della Corte di Cassazione, nonché unapersistente inammissibile violazione della Costituzione.

Si tratta di pronuncia che è destinata a spiegare i propri effetti proprio per il futuro e che, quindi, non può essere ignorata, poiché ha accertato con forza di giudicato l’avvenuta violazione del diritto di voto di tutti gli elettori italiani.

Ne consegue che l’attuale Parlamento, stante ” la oggettiva e grave alterazione della rappresentanza democratica”,non ha alcuna legittimazione democratica per apportare modifiche alla vigente Costituzione, né per  modificare la legge elettorale risultante dalla sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale.

Auspichiamo, pertanto che preso atto dell’ineludibile giudicato e dell’obbligo giuridico di darvi pronta attuazione, si promuovano gli atti necessari affinché il Popolo Italiano sia finalmente messo in grado di “esercitare il diritto di voto personale, eguale, libero e diretto secondo il paradigma costituzionale”.

Nonostante le grida di allerta che andiamo urlando, lontano appare il risveglio dell’attenzione dell’opinione pubblica. Da decenni la cosiddetta Sovranità Popolare garantita dall‘art. 1 della Costituzione viene sottratta con subdole azioni di malgoverno, legiferazione lobbistica, usurpazione ed estorsione di diritti…. Tutto questo alla luce del sole ma anche in questo caso, come stiamo qui dimostrando, in modo ILLEGALE, DISPOTICO, SPIETATO USURPATIVO, DITTATORIALE .

È in atto da decenni la progressiva spoliazione dei diritti dei cittadini da parte del potere arbitrario, usurpativo e discrezionale, sperequativo,  della élite finanziaria mondiale attraverso il controllo dei parlamenti nazionali e degli organismi internazionali dalla facciata apparentemente presentabile.

Si deve porre fine a questo occulto, perverso e sotterraneo lavorìo legislativo, giuridico nazionale ed internazionale di svuotamento dello Stato e della Costituzione ci ritroveremo tutti a diventare a tutti gli effetti schiavi, succubi, soggiogati, prigionieri di un regime sovranazionale ….

Questa denuncia/querela è per gridare ancora una volta che non si possono svendere senza il loro esplicito consenso, ed impunemente……., i Cittadini , lo Stato, la Nazione, … e soprattutto non si possono annullare  i loro “naturali e costituzionali diritti”…

Le violazioni alla Costituzione conteggiate ed evidenziate in apice sono previste negli almeno otto  articoli violati, stravolti, disattesi…. I tanto decantati esaltati, magnificati dalla costituzione :. l’equità legale, sociale, economica, imprenditoriale….. la parità di diritti dei cittadini di fronte alla legge ed allo Stato …. la rimozione degli ostacoli che limitano di

fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini…. ….

Il testo dell’articolo 136 della Costituzione è chiarissimo ed ininterpretabile … :

TITOLO VI – GARANZIE COSTITUZIONALI – Sezione I – La Corte Costituzionale.

Art. 136. Quando la Corte (Costituzionale) dichiara l’illegittimità costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge,la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione.

La decisione della Corte è pubblicata e comunicata alle Camere ed ai Consigli regionali interessati, affinché, ove lo ritengano necessario, provvedano nelle forme costituzionali.

È quindi è dovere di ogni cittadino degno di questo nome (anche Magistrato, giudice, …… opporsi con ogni mezzo e modo allo scempio dei diritti costituzionalmente garantiti messi

in atto da questi usurpatori ed annichilitori  dei valori costituzionali ad esempio quelli inerenti i governi di nominati …. di “non eletti”e parlamenti di abusivi.

Il diritto di resistenza ed autodifesa è implicitamente legittimato dal dovere di fedeltà (alla Repubblica), stabilito dall’art. 54 e dal principio della sovranità popolare, diritto di ogni singolo cittadino come membro del popolo, e non solo al popolo nel suo insieme. Ciò è definito all’art. 1 della Costituzione che sancisce che la resistenza attiva (non solo passiva) ad un pubblico ufficiale o ad un corpo politico è legittima.(anche il Parlamento e il Consiglio dei Ministri…

Il diritto alla resistenza è equivalente, corrispondente, analogo e simbiotico al diritto alla sicurezza ed ordine pubblico che impone al cittadino di attivarsi in carenza di interventi di ufficiali di polizia giudiziaria in presenza del verificarsi di un qualsiasi reato affinchè  se ne ostacoli ed impedisca la realizzazione, …

Occorre quindi per dare nuova legittimità e costituzionalità al parlamento dichiarare “nulle” e dunque disconoscere tutte le leggi e norme di ogni ordine e grado emanate, promulgate, ratificate dai governi e parlamenti abusivamente costituiti a partire dal 21 dicembre 2005 e ….

procedere immediatamente alla decadenza di tutte le attuali cariche parlamentari e governative e soprattutto a………urgentissime nuove elezioni politiche …

Oggi viceversa siamo al punto che dei nominati (mai eletti, neppure in un parlamento abusivo….) …  Stanno tentando finora impunemente di modificare (manu militari) le regole costituzionali della libera e democratica vita politica della Nazione.

Questo non è più accettabile, e se la magistratura non dovesse  intervenire tempestivamente per la parte che le compete, nella rimozione del vulnus qui denunciato, sarà inoppugnabilmente collusa con i non legittimati usurpatori, manipolatori, psuedo riformisti e conquistatori delle istituzioni.

Questa  condizione io la chiamo annullamento dei diritti e RIDUZIONE IN SCHIAVITU’…

TUTTO CIÒ PREMESSO CHIEDIAMO :

a)      Arrestare immediatamente i volgari criminali malfattori che occupano abusivamente il tempio della democrazia e delle libertà istituzionali in attesa dei dovuti ed inderogabili processi;

b)      di voler procedere con gli atti di competenza in ordine alla configurazione della fattispecie di attentato contro la Costituzione dello Stato, rimettendosi alle valutazioni delle autorità competenti anche in ordine al gravissimo, reale pericolo di un reato quale l’attentato alla Costituzione.

c)      di procedere per la penale punizione dei colpevoli, ai fini di impedire la continuazione dei reati ravvisati in calce;

Ricordo, sottolineo ed enfatizzo ad uso di chi mi legge rammentando l’ obbligatorietà dell’azione penale (art.112 Costituzione) in caso di evidenti violazioni di legge e l’altrettanto obbligatorio arresto in caso di flagranza di reato, ricordo altresì il giuramento prestato nei confronti della Legge, delle Istituzioni, della Repubblica, dello Stato e dei Cittadini italiani tutti, a cui l’operato di questo giudice si deve uniformare e deve rispondere, e di cui noi a nostra volta saremo severi giudici.

Ci riserviamo inoltre di costituirci parte civile nell’instaurando procedimento penale;

e, ai sensi dell’ex art. 408 c.p.p., chiediamo di essere avvisati in caso di richiesta di archiviazione.

IN FEDE.

FONTE

http://www.affaritaliani.it/politica/napolitano-renzi-boldrini-grasso-denunciati-377137.html?ref=ig

Seggi chiusi, voti annullati, sezioni abusive. Ecco quello che sta succedendo

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domenica 30 aprile 2017

Seggi chiusi d’autorità, voti annullati, intervento dei carabinieri per presunte irregolarità. Anche durante le primarie del Pd sono emersi problemi durante il voto. È accaduto a Gela, Nardò (Lecce) e Cariati (Cosenza). A Gela, tra le fazioni che sostengono i tre candidati, Renzi, Orlando e Emiliano, a causa dell’apertura inaspettata di un seggio che esponenti dei movimenti «Sicilia Futura», facente capo a Salvatore Cardinale, e del «Megafono», fondato dal governatore Rosario Crocetta, hanno definito «occulto» e «abusivo». Un esposto è stato presentato dai ricorrenti alla magistratura, con la richiesta di annullamento delle votazioni, che a Gela si svolgono in un unico gazebo in piazza Martiri della Libertà. Nella fase più acuta dello scontro verbale sono stati chiamati i carabinieri per impedire che il diverbio degenerasse, mentre la gente affluiva numerosa alle quattro postazioni del seggio. La bagarre è iniziata quando si è saputo che il presidente del seggio elettorale, Giorgio Donegani, per facilitare le operazioni di voto, ha disposto l’apertura di una quinta postazione all’interno dell’adiacente primo circolo del Pd, riservato agli iscritti al partito. Esponenti di Sicilia Futura, che sostengono Renzi, e i sostenitori di Emiliano hanno contestato l’apertura di quel seggio sostenendo che nessuno ne era stato informato. E quando si stava per chiuderlo e si pensava di trasferire le schede votate nelle urne delle quattro postazioni ufficiali è successo un pandemonio. Allora presidente, scrutatori e rappresentanti dei candidati hanno deciso di sigillare e di considerare nulli quei voti della sezione «abusiva», con la riserva di legge dei ricorrenti perché l’intera votazione venga ritenuta nulla. Contrari, perché le operazioni di voto si sarebbero svolti secondo regolamento, il presidente, Giorgio Donegani, il figlio, Miguel, ex parlamentare regionale, che sostengono Renzi, e il deputato regionale Giuseppe Arancio con l’ex parlamentare, Lillo Speziale, che sostengono Orlando. Le operazioni elettorali proseguono ora regolarmente in un clima apparentemente calmo.
Seggio nel pub
È stato annullato dalla Commissione nazionale per il Congresso del Pd il voto nel seggio per le primarie di Cariati, nel cosentino. La decisione è stata presa dopo che la mozione Orlando aveva evidenziato che il seggio era stato allestito nel pub di un privato invece che nei locali del centro sociale come deciso. «Alle ore 12,38 di oggi – è scritto in una nota del sen. Mauro Del Barba – la commissione nazionale per il Congresso ha comunicato al presidente della commissione provinciale di Cosenza Alessandro Porco, apposito provvedimento che dispone la chiusura del seggio di Cariati. Il provvedimento si è reso necessario in quanto il luogo utilizzato per le votazioni risultava non idoneo e differente da quello stabilito con precedente verifica. Il voto di Cariati è di conseguenza annullato e le relative schede non conteggiate».
La destra che porta 1.500 elettori
Dopo una denuncia da parte di esponenti del Partito democratico, è stato chiuso il seggio delle primarie di Nardò, in provincia di Lecce. Lo confermano fonti della mozione Renzi. Secondo le stesse fonti, il sindaco della città avrebbe portato a votare 1.500 elettori, prevalentemente di destra. Il seggio di Nardò era già stato al centro di polemiche nella campagna elettorale per il congresso dem perché il sindaco Pippi Mellone, considerato vicino a Casa Pound, aveva espresso il suo sostegno a Michele Emiliano.

Fonte: http://www.corriere.it/politica/17_aprile_30/seggi-chiusi-voti-annullati-sezioni-abusive-l-altra-faccia-primarie-a39efe4e-2dbe-11e7-b8fc-9ab855dcd23a.shtml?refresh_ce-cp
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ULTIM’ORA! CHIUSO SEGGIO PER BROGLI: E’ CAOS ALLE PRIMARIE PD

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domenica 30 aprile 2017

I dirigenti di Casalnuovo: troppe pressioni, i fan di Emiliano volevano altri scrutatori

Napoli «Prevedere un voto inquinato è facile». La bordata, a ventiquattr’ore dall’apertura dei seggi, non porta la firma di un qualsiasi militante ma di uno storico rappresentante della sinistra che conosce bene i territori e i rischi che vi si annidano: il presidente del Consiglio comunale di Casalnuovo (Na) Giovanni Nappi.

«Gli ingredienti ci sono tutti ha scritto sulla sua pagina Facebook e non penso sia giusto che il nostro circolo debba essere trascinato in uno scandalo del genere». Che cosa ha scatenato la dura presa di posizione del capo dell’assise di una città che conta 50mila abitanti? La continua, asfissiante richiesta, da parte dei supporter provinciali di Michele Emiliano, di altri scrutatori e rappresentanti di lista successiva alla composizione del collegio. Composizione peraltro realizzata, come da prassi, tenendo conto di tutti i candidati.

Una «pressione» diventata insostenibile negli ultimi giorni denuncia Nappi che ha convinto o meglio costretto il presidente del circolo ad azzerare tutto e a «rimettere nelle mani degli organismi provinciali le nomine». Le istanze di «lottizzazione», secondo il presidente del consiglio, sarebbero pure ingiustificate considerato che «Emiliano alla convenzione di circolo ha preso 2 voti». Dunque: perché tanto pressing per modificare e allargare il seggio? Il diavolo spesso si nasconde nei dettagli. Nella lista a sostegno del governatore pugliese ci sarebbe un elettore (che poi ha chiesto di mettere il fratello come scrutatore) che pur vivendo e lavorando in città non è iscritto, stranamente, al locale circolo dei dem. Il motivo? Sarebbe un infiltrato di un altro schieramento («lui è notoriamente distante dal nostro partito», commenta Nappi) assoldato dai simpatizzanti di Emiliano per raggranellare voti al di fuori degli steccati del Partito democratico. Non sarebbe la prima volta, d’altronde. «È possibile pure che votino persone non del Pd, del centrodestra, cinesi conclude Nappi gente che non sa di aver votato, siamo abituati a tutto qui a Napoli». Intanto, il circolo è rimasto chiuso perché impraticabile. E il seggio, fino alla tarda serata di ieri, non era stato ancora allestito né erano stati selezionati scrutatori e presidente. Un’altra grana per un partito ormai allo sbando.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/politica/sulla-conta-interna-aleggia-solito-incubo-spunta-altro-1391353.html

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In Campania il “miracolo” pre-voto: centinaia di iscritti a loro insaputa.

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sabato 29 aprile 2017

Il boom di tesserati passati da 190 a 471. Senza il loro consenso

Ancora un pasticciaccio con le tessere per il Pd, alla vigilia delle primarie. Stavolta succede in Campania, a Battipaglia, dove la campagna di tesseramento che ha preceduto le consultazioni per la segreteria dem ha registrato un’impennata di iscrizioni, passate da 190 – il dato del 2016 – a ben 471.

Finito l’entusiasmo – con il plauso ai dem locali espresso da Nicola Landolfi, fedelissimo del Governatore, Vincenzo De Luca – sono emerse le magagne. E a rilevarle è stato lo stesso segretario locale del Pd, Davide Bruno, che si è accorto che solamente per 184 delle nuove tessere erano stati versati i 15 euro di quota, e solo quelle erano state da lui controfirmate, e dunque sicuramente valide. Un numero molto più vicino a quello dei precedenti iscritti al partito, rispetto al «boom» pre-primarie.

Così, di fronte al dubbio che molti dei nuovi tesserati lo fossero a loro insaputa, è partita la denuncia alla commissione provinciale, mentre parallelamente il sito Fanpage e il quotidiano salernitano l’Occhio hanno recuperato gli elenchi dei nuovi iscritti, provando a chiamarne qualcuno spacciandosi per addetti dello spedizioniere che doveva consegnare le nuove tessere. E trovando così conferma ai sospetti sollevati dallo stesso Bruno, che al sito ha negato di aver mai «rilasciato tutte queste schede», definendo «un fatto gravissimo» l’ipotesi che siano state falsificate, e rivendicando come valide solo quelle fatte presso il gazebo.

E al telefono, i dem a loro insaputa di Battipaglia hanno confermato i timori, cadendo dalle nuvole. Quasi tutti hanno negato di aver mai fatto domanda, online o di persona, per iscriversi al Pd. «Quando avrei fatto questa tessera? Scusi, io non me ne ricordo proprio», ha risposto uno dei nomi presenti nell’elenco. «Guardi, io non l’ho richiesta questa tessera, non capisco», gli ha fatto eco un secondo «dem fantasma». Pur corrispondendo i codici fiscali e i dati anagrafici, insomma, i neotesserati hanno in gran parte negato di essersi iscritti.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/politica/campania-miracolo-pre-voto-centinaia-iscritti-loro-insaputa-1391116.html

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Travaglio svergogna i politici sul caso ONG: “Sembrano cretini da bar”

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sabato 29 aprile 2017

(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – In questa politica di cretini da bar sport, dove ogni problema serio diventa subito un derby tra partito dei vaccini e partito dei virus, partito delle guardie e partito dei ladri, partito dell’Europa e il partito anti-Europa, ora abbiamo pure il partito delle Ong e il partito degli affogatori, cui corrispondono il partito della Procura di Catania e il partito anti. Mai che i nostri politici riescano a prendere una posizione equilibrata a partire dai fatti (come ha fatto ieri anche l’Osservatore Romano) e ad agire di conseguenza. Le organizzazioni non governative sono impegnate in una gran varietà di attività, spesso supplendo alle lacune e alle latitanze dei governi. I quali sono ben felici di finanziarle per fare i lavori, spesso ingrati, che essi non possono o non vogliono fare. Tra questi, il salvataggio dei migranti nel Mediterraneo che, dopo la frettolosa chiusura di Mare Nostrum a vantaggio dello sciagurato Frontex, è stato sottratto per motivi di bilancio ai governi ed esternalizzato: cioè subappaltato alle Ong, con le Guardie costiere ridotte a dirigere il traffico. Tra le Ong c’è di tutto: organizzazioni serie e meritorie, come Medici senza frontiere, Save the children e molte altre, e qualche congrega di furbastri che nessuno può escludere si tuffino a capofitto nel business dei migranti per marciarci e mangiarci, magari in combutta con gli scafisti – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 29 aprile 2017, dal titolo “Il derby dei cretini”.

È già accaduto con le cooperative “sociali” incistate nel lucrosissimo giro dei centri di accoglienza: una gallina dalle uova d’oro che, secondo le accuse della Procura di Roma (confermate da confessioni, condanne e patteggiamenti), consentiva ai soliti noti di “trarre profitti illeciti immensi”. Lo diceva alla sua segretaria, nei suoi karaoke telefonici, il ras della coop rosso-nera 29 Giugno, Salvatore Buzzi: “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”. Se questo avveniva a valle, dopo l’arrivo dei migranti sul suolo italiano, non ci sarebbe nulla da meravigliarsi se avvenisse anche a monte, durante il trasporto dei disperati dalla costa libica alla nostra. È quello che ipotizza la Procura di Catania (ma anche di Trapani e altre città siciliane), divulgate dal capo Carmelo Zuccaro. Il quale dispone anche di intercettazioni dei nostri servizi segreti, legittime per legge a scopo preventivo, ma inutilizzabili (non essendo disposte da un giudice) a fini processuali. Per questo il procuratore ne ha parlato, senza violare alcun segreto investigativo – pare non ci siano indagati e, anche se ci fossero, non sono stati rivelati – nell’ambito della doverosa “leale collaborazione fra poteri dello Stato”.

Quando un pm scopre una grave disfunzione amministrativa o un fenomeno che può danneggiare lo Stato, è bene che lo segnali alle autorità politiche che possono intervenire: poi, per gli eventuali reati, vedrà lui. I tempi, gli ambiti e i poteri della giustizia penale sono del tutto incompatibili col pronto intervento su un pericolo incombente. Se un vigile nota un’auto in divieto di sosta che sta bruciando accanto a una pompa di benzina, anziché perder tempo a compilare la multa chiama i pompieri per spegnere l’incendio. Idem per l’allarme di Zuccaro, pienamente giustificato dal potenziale pericolo, anzitutto per la vita dei migranti: se lo scafista sa di poterli rifilare dopo qualche chilometro alla nave di un’Ong, userà natanti sempre più insicuri e adotterà ancor meno precauzioni per la loro incolumità. Il tutto approfittando di quel gigantesco Far West che è il Mediterraneo, terra di tutti e di nessuno per l’inerzia dei governi europei e dell’inesistenza di quello libico (il regime-fantoccio di Serraj tenuto in piedi dalla finzione internazionale e neppure in grado di stipendiare la sua guardia costiera, che sbarca il lunario nei modi più strani). Se poi risulta da intercettazioni (utilizzabili o meno conta poco: contano i fatti) che alcune Ong e alcuni scafisti comunicano telefonicamente per passarsi la staffetta, parlare di accuse e sospetti infondati è ridicolo. Così come aprire pratiche al Csm sul magistrato che lancia l’Sos, invitarlo a “parlare con gli atti” (campa cavallo), accusarlo di criminalizzare le Ong, cioè intimargli il silenzio per continuare a ignorare il problema.

Delle due l’una: o Zuccaro è un folle che s’inventa fatti inesistenti, e allora il Csm che l’ha appena nominato procuratore di Catania dovrebbe trasferirsi in blocco in un reparto psichiatrico assieme a lui; oppure qualcuno dovrebbe occuparsi dei fatti che denuncia. Non delle ipotesi di reato, che spetterà ai giudici valutare. Ma di un fenomeno preoccupante in cui s’è imbattuto nelle sue indagini, ma che non spetta a lui bloccare. Le Ong (a parte quelle che si scoprissero implicate in traffici o finanziamenti criminali) si propongono di salvare vite a ogni costo, anche a costo di violare qualche regola. Specialmente quelle composte da medici, che rispondono al giuramento di Ippocrate prim’ancora che al Codice penale. Ma gli Stati e i governi (stavamo per dire l’Europa, poi ci è scappato da ridere) devono fare le leggi e poi farle rispettare. E la gestione di migrazioni bibliche da un capo all’altro del Mediterraneo spetta a loro, non a organizzazioni benemerite finché si vuole, ma pur sempre private. C’è un Parlamento? Indaghi. Abbiamo un governo? Acquisisca gli elementi dei suoi servizi segreti, se non vuole ascoltare i pm (peraltro già auditi a Catania da una delegazione del Parlamento Ue) e agisca di conseguenza. Corridoi umanitari? Ritorno a Mare Nostrum? Taglio dei fondi alle Ong opache? Centri di raccolta e smistamento dei profughi sulle coste libiche cogestiti da Tripoli e Roma? Decidano loro: li paghiamo apposta. Ma, se un pm indica la luna in fondo al mare, non provino più a mozzargli il dito.

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L’ANNUNCIO DI DI MAIO:”ECCO COSA FAREMO SE VINCEREMO LE ELEZIONI”

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venerdì 28 aprile 2017

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=F6JOZax3NVM] 


Se è ormai quasi certo che si voterà alla scadenza naturale della legislatura, non si conosce ancora la legge elettorale che consentirà agli italiani di eleggere il prossimo Parlamento, ma Luigi Di Maio svela, durante una conferenza stampa alla ‘Stampa Estera’ a Roma, cosa farà il M5S qualora risultasse primo partito alle elezioni: “Se, come spero, raggiungessimo il 40%, avremo l’incarico di governo e chiederemo la fiducia alle Camere su un programma di governo, senza nessuno scambio di poltrone”. 

Di Maio spiega: “Il nostro approccio sarà semplice: prima delle elezioni ci presenteremo con un programma di governo a quindici anni e con una squadra di governo composta da ministri e dal presidente del Consiglio. Quella squadra, con quel programma, si presenterà alle Camere per chiedere la fiducia: chi vorrà potrà partecipare alla creazione di un’Italia differente, senza aspettarsi alcun tornaconto”. Il deputato pentastellato chiude a ipotesi di alleanze: “Lega, Bersani? Il Movimento non deve guardare a forze politiche specifiche, ma ad un programma di Paese. Chi voterà contro una seria riforma fiscale, una riforma per le piccole e medie imprese, il reddito di cittadinanza, una seria legge anticorruzione se ne prenderà la responsabilità di fronte al popolo italiano. 

Paragone demolisce Macaron: “Chi c’è dietro al candidato”: perchè dobbiamo tremare tutti

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mercoledì 26 aprile 2017

Macron, il candidato moderno. Il presidente in pectore che andrà oltre i partiti tradizionali. Il giovane euro entusiasta. Riformista, solidarista, liberista e, visto che ci siamo, anche liberal quanto basta da sposare una donna più grande di lui di parecchi anni. Macron, il candidato a taglia unica, che va bene sia ai radical chic della sinistra francese che ai moderati che guardarono a Sarkozy con fiducia. Macron, il banchiere di Rothschild, l’amico dell’Europa e nemico dei nazionalismi.

Quante cose è questo Macron, la faccia pulita che un pezzo di Francia ha scelto per andare al ballottaggio contro la pericolosa xenofoba Marine Le Pen, che – per quanto ridimensionta – alla sfida a due è riuscita ad andarci. Macron è sostanzialmente tutto e nulla, come si addice ai leader moderni: non è importante avere l’esperienza per guidare un Paese, basta avere la rete di relazioni che contano. E lui ce l’ha. Ecco perché di tutte le definizioni con cui l’hanno descritto ne manca una, assai maliziosa, che tuttavia le contiene tutte: Macron, il presidente duttile, teleguidabile. Un altro presidente perfetto per quel sistema GangBank che racconto nel mio libro appena uscito sul perverso intreccio tra finanza e politica. Un altro di quei signori che entreranno e usciranno dalle banche d’affari: Rothschild, Goldman Sachs, Jp Morgan, Morgan Stanley e compagnia bella.

«Farò da argine ai nazionalismi – ha commentato – Hanno perso i partiti tradizionali». È vero, hanno perso i partiti tradizionali, ha vinto la finanza speculativa. Ma ovviamente in questo clima di melassa non suona strano a nessuno se i partiti tradizionali stiano perdendo dappertutto, sostituiti da contenitori a taglia unica, unisex guidati da giovani rottamatori. Nell’Europa del neoliberismo i partiti tradizionali sono ferri vecchi, pezzi di antiquariato perché antiquato è il mondo cui si riferivano. Se il lavoro è disarticolato, non ha senso un partito socialista. Se le piccole imprese affogano nella tempesta della globalizzazione finanziaria, nemmeno un partito liberale serve. Così come è fuorimoda un partito repubblicano senza una Repubblica sovrana.Nella politica moderna financo la Costituzione diventa un impiccio. Una costituzione che parli di lavoro e di impresa, di diritti e di Stato, non può essere la carta fondamentale per mancanza dell’oggetto in questione. Macron è il campione di una modernità costruita in laboratorio per distruggere gli Stati.

In Francia il sistema GangBank non poteva perdere: sarebbe stata la fine. Ora le paure sono finite: in Italia, la legge elettorale è funzionale all’eurismo distruttivo. La propaganda farà il resto: come potete fidarvi della Le Pen? Come potete mandare al governo i Cinquestelle o Salvini? Come pensate di uscire dall’euro? Non solo seminano il panico ma colpevolizzano pure la vittima: avete vissuto sopra le vostre possibilità! Adesso, state buoni.

La finanza che ci fa la morale è la stessa che ha truccato la partita, che ha creato le condizioni delle bolle e poi delle crisi. GangBank ha trasformato i cittadini in consumatori per lasciarli nudi di fronte al loro indebitamento.

Macron ha chiamato il suo movimento «En Marche!» ma dietro di lui non c’è il quarto stato. Però ha vinto, ha superato il modello dei partiti, e questo basta per mettere tutti all’angolo. È la vittoria del ragazzo con la faccia pulita, il candidato che rassicura, è la sintesi di tutti i buoni principi. È il Battista del leader globale che verrà, Mark Zuckerberg, quel Gesù della Silicon Valley mandato dal dio moderno. Quando lo chiameremo presidente, il buonismo diventerà atto di fede e allora bye bye opposizione e diritto di critica. Bastano loro, i buoni per definizione.

di Gianluigi Paragone


Fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/12368182/emmanuel-macron-gianluigi-paragone-presidente-teleguidato-alta-finanza.html

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IL GRANDE BUCO DI ALITALIA? COME SEMPRE C’E’ DI MEZZO MONTEZEMOLO E LA GHENGA DI BANDITI: ECCO LE LIQUIDAZIONI MOSTRUOSE DI CHI HA AMMAZZATO LA COMPAGNIA DI BANDIERA

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mercoledì 26 aprile 2017

Volare sulle ali di piombo della politica. Volare fuori rotta. Volare fuori dal mercato. La storia degli ultimi vent’anni di Alitalia è la successione seriale di fallimenti che generano altri fallimenti.

E una costante di fondo: manager modellati con la creta della politica e il Palazzo che si affanna a affondare il biscotto in quel pozzo senza fondo. «Gli interventi della politica a avario titolo – spiega il professor Marco Ponti, uno dei più autorevoli esperti di economia dei trasporti in Europa – sono stati almeno 5 negli ultimi vent’anni e secondo Mediobanca, che ha attualizzato i numeri, ricapitalizzazioni, aiuti e mance sempre generosissime sono costati al contribuente dal 1974 in poi fra i 7,4 e gli 8 miliardi di euro». Una cifra monstre per avere un’azienda sull’orlo del cratere e i conti completamente sballati.

La grande crisi comincia intorno al 2002-2003 quando Ryanair scala i cieli europei introducendo un nuovo concetto: il low cost. Alitalia, che ha una struttura vecchia e che ancora sopravvive sugli antichi allori, non fa nulla per mettersi al passo. E spesso le mosse fatte sono sbagliate o non risolutive. Gli organici sono gonfiati a dismisura, le assunzioni spesso passano dal notabile di turno, le destinazioni degli aerei devono tenere conto di troppi equilibri e diventano, come tutto il resto, un esercizio di equilibrismo. Per compiacere deputati e senatori e per ragioni di bandiera la compagnia raggiunge molte destinazioni che non sono redditizie. Anzi, sono una palla al piede. «A quel punto – prosegue Ponti – sarebbe stata necessaria una riconversione dal corto raggio al lungo raggio». Tradotto dal linguaggio tecnico a quello della strada significa sfoltire col decespugliatore le mete nazionali o europee per buttarsi su quelle intercontinentali, al momento le sole che generano profitto. Ma per farlo ci vorrebbero manager con la schiena dritta, ci vorrebbe coraggio, ci vorrebbero soprattutto molti soldi, una montagna di denari.

Alitalia, il più classico dei carrozzoni, resta impantanata nei suoi limiti strutturali, nei veti dei sindacati che banchettano allegramente con i soldi del contribuente, nella miopia di chi dovrebbe raddrizzare la barca. Ryanair ha un solo modello di aereo, Alitalia, fedele alla sua logica diplomatico-ecumenica, chiamiamola così, ne ha 22 e per di più di case diverse. Un manicomio per il magazzino, la logistica, le trattative con i fornitori.

La vendita ad Air France, che avrebbe dato un’anima alla flotta, sfuma e nel 2008 Berlusconi affida la compagnia ai «capitani coraggiosi»: i Colaninno, i Riva, i Benetton. La concorrenza continua a mangiare quote di mercato e le tariffe, per la fortuna dei passeggeri, scendono, ma il brand tricolore non decolla. Certo, i dipendenti calano da quota 20mila, uno scandalo, ma oggi, dieci anni dopo, siamo ancora a 12.500 e già si parla di altri 1.600 esuberi. Si dovrebbero ridurre i modelli e modificare le rotte ma il carburante del cambiamento non arriva. Oggi Alitalia spende 6,5 centesimi a chilometro per passeggero contro i 3,5 di Ryanair. Una guerra persa in partenza.

La compagnia è un pesce fuori scala per tutti i cieli. Troppo grande rispetto alle low cost, troppo piccola per competere con Air France e Lufthansa. A metà del guado non si va da nessuna parte, nemmeno quando arrivano gli arabi di Etihad. Che però, attenzione, acquisiscono solo il 49% e non la maggioranza assoluta del grande malato. Forse si muovono con particolare prudenza, forse hanno più dubbi che certezze. L’ultima chance svanisce. Oggi gli aerei che viaggiano a lungo raggio sono solo 25 su 115 e l’incremento portato da James Hogan è stato modestissimo: 2 unità. Poco o nulla. Il confronto finale è impietoso: i voli interni sono scesi dal 58 al 54% contro il 17-18 per cento del duo Air France Lufthansa. Un disastro. In compenso chi compra un biglietto in Italia finanzia con 3 euro una cassa integrazione di 7 anni, più lunga di uno scivolo di Disneyland. Un altro record della maglia nera dei cieli.

NON PIU’ TARDI DELLO SCORSO SETTEMBRE, APPARVE SUI GIORNALI QUESTA NOTIZIA

Silvano Cassano si è dimesso per motivi personali dalla carica di amministratore delegato di Alitalia, che ricopriva da dopo l’ingresso nell’ormai ex compagnia di bandiera degli arabi di Etihad; il dirigente, secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, si vedrà riconosciuta una buonuscita da record: 2,4 milioni di euro il “tfr” per appena nove mesi di mandato. In una lettera interna, l’attuale presidente di Alitalia, Luca di Montezemolo, ha dato l’annuncio, spiegando che Cassano “cessa il suo mandato per motivi personali, ha formalmente comunicato le dimissioni al Consiglio di Amministrazione in data odierna”.

FONTE

ILGIORNALE

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