Riprendo un’articolo sui giornalisti di qualche anno addietro

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La vergognosa denuncia contro Barbara D’Urso

Personalmente non sono mai stato un fan di Barbara D’Urso o dei programmi che conduce. Non credo di aver mai guardato uno spezzone più lungo di 5-10 minuti. Spesso li trovavo programmi di cattivo gusto, frivoli o, più di frequente, semplicemente noiosi.

Fosse per me potrebbero anche non trasmetterli. Tuttavia, sono rimasto notevolmente colpito quando ho appreso la notizia di un’iniziativa pubblicata sul profilo di Enzo Iacopino, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti.

Ebbene sì, in Italia esiste un Ordine dei Giornalisti.

Dicevo, sul profilo Facebook è apparso uno stato senza mezzi termini. Il messaggio inizia urlando (il maiuscolo, lo sappiamo bene, significa urlare) e tuona contro le soubrette:

BASTA SOUBRETTE, ORA LE DENUNCIAMO. Senza distinzioni di genere (il sinonimo al maschile non lo conosco) o di reti sulle quali si esibiscono. L’informazione è materia delicata. Basta con l’occhio umido e la recitata partecipazione alle tragedie. Basta con il dolore come ingrediente dello spettacolo per fare audience.

Insomma, esordisce con una interessante (e anche condivisibile) critica ai contenuti di alcune trasmissioni. Fin qui tutto bene.

La lamentela poi prosegue con altre considerazioni. Il problema arriva però alla fine.

Nell’impeto del messaggio, Iacopino scrive una frase che non lascia spazio a dubbi sulle reali intenzioni del post:

L’esecutivo dell’Odg nazionale ha deciso che, senza eccezione alcuna, denuncerà alle magistratura per esercizio abusivo della professione giornalistica quanti galleggiano sul diritto dei cittadini all’informazione […]

Il grassetto è mio. Siamo di fronte al portare a livelli mai visti, se non a ridefinire completamente, il concetto di “figuraccia”.

Con la scusa dei programmi discutibili di cronaca nera, parte la crociata. Non contro chi realizza trasmissioni con contenuti criticabili, bensì contro chi non è iscritto all’ordine e quindi eserciterebbe “abusivamente” la professione di giornalista.

“Abusivamente”. Fa sorridere, ma non è neppure un pesce d’aprile.

Questo primo aggiornamento Facebook non conteneva riferimenti a Barbara D’Urso, e Iacopino ha commentato ripetutamente che stava parlando in generale. Vedremo poi che non è così, ma facciamo un passo alla volta.

Lo stato pubblicato da Enzo Iacopino aveva visibilmente l’intento di scatenare una folla di commentatori frustrati e incalliti. Costoro infatti hanno lasciato numerosissimi commenti inneggianti alle punizioni più severe e ridicole contro varie professioni. Lo scopo è stato raggiunto: decine di commentatori che lasciavano critiche (a volte persino offese) contro personaggi di tutti i tipi, si mettevano i “mi piace” a vicenda e si sentivano soddisfatti e amati.

A volte basta poco per sentirsi cool. Qualcuno ha pensato: attacco la D’Urso, ricevo 50 “mi piace”, vado a dormire contento. Oltre a queste puerilità, però, c’è chi si è spinto oltre e ha esteso l’astio in modo incontrollabile.

L’ho fatto notare in un commento di risposta a Iacopino. Ecco un estratto:

Mi spaventano moltissimo questi discorsi fatti da alcuni nei commenti, molto pro-censura. C’è chi dice di mandare in galera i conduttori TV (per cosa?). Chi propone di incarcerare i blogger. Chi dice che sia illegale firmare un comunicato in cui magari si pubblicizza un evento o altro.

Siamo al limite del ridicolo. Cosa facciamo? L’ordine dei blogger? Poi facciamo anche l’ordine degli organizzatori di eventi? L’ordine dei pizzaioli? L’ordine dei piastrellisti? L’ordine dei portalettere?

Tutto ciò non ha alcun senso.

Ma non solo. L’ha sottolineato anche una giornalista vera, cioè nei fatti e non nei titoli. Parlo di Charlotte Matteini, la quale ha scritto in un suo post:

L’Ordine dei giornalisti si è dichiarato pronto a denunciare “le soubrette dell’informazione”, in poche parole le varie D’Urso, Panicucci e via dicendo, per esercizio abusivo della professione giornalistica, reato penale ci terrei a ricordare.

Frotte di festanti sacri giornalisti esultano e mettono il carico da novanta: c’è chi chiede di denunciare i blogger, chi gli abusivi che firmano comunicati stampa, chi gli opinionisti dei programmi tv.

[…]

Come se non bastasse il buonsenso a capire che questo concetto di “abusivismo” è ridicolo, offensivo e vergognoso, ci si mette di mezzo anche la nostra legge sulla libertà di stampa.

Infatti, questi commenti rabbiosi scritti dai fan di Enzo Iacopino sono in contraddizione con l’Articolo 21 della Costituzione Italiana. Penso lo sappiano tutti: la Costituzione è uno dei testi più importanti alla base delle nostre leggi e in Italia esiste il controllo di costituzionalità. Insomma, se una legge è palesemente anticostituzionale, di fatto tale legge può essere facilmente invalidata.

In sintesi, siamo di fronte a un reato (“esercizio abusivo della professione giornalistica”) che non esiste. L’Articolo 21 inizia così:

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Questa cosa è stata fatta notare da più persone, ma i difensori del “sistema” hanno subito rifiutato l’obiezione, affermando che la Costituzione non c’entra nulla con la questione. Ma come, non si parlava di dover essere iscritti a un ordine prima di lavorare, altrimenti si è abusivi?

La classica “inversione delle premesse”, una delle fallacie più diffuse.

Torniamo alla questione della denuncia. Pochi giorni più tardi, la denuncia c’è stata, ed è stata pubblicata su Facebook con lo stesso tono che vorrebbe far spaventare le soubrette, ma non ci riesce. Lo stato contiene più o meno le stesse contraddizioni, includendo a poche righe di distanza frasi come:

Mi arrivano le prime segnalazioni in tema di esercizio abusivo della professione.

[…]

Il femminicidio non si consuma solo con l’uccisione di una donna […]

Ancora una volta si mescolano giuste critiche ai contenuti di un programma televisivo con fantomatici abusivismi.

In pratica si tenta di dare legittimità alle accuse di abusivismo dicendo che il programma è pessimo, sfruttando un caso di cronaca che tocca la sensibilità di tutta la nazione. La stessa identica colpa che si contesta alle famose “soubrette”.

Peccato che ovviamente manchi il nesso causale tra le due cose.

Quando la denuncia è stata pubblicata, sono usciti molti articoli in merito. La maggioranza è stata firmata da giornalisti “regolarmente iscritti”, quindi intoccabili. In genere il testo è stato citato in buona parte e quindi gli articoli sono anche stati scritti bene.

Tuttavia, la mia personale opinione è che sia sempre meglio vedere i documenti integrali. Per questo motivo ne ho salvato le immagini originali e l’ho convertita in un PDF con testo selezionabile.

Potete quindi scaricare la denuncia in PDF.

Ritengo sia importante vedere il documento per capire non solo il contenuto, ma anche la forma. Infatti si evidenzia ancora una volta il reale intento della denuncia: la punizione di chi compie “abusivamente” qualsiasi attività che possa sembrare giornalistica. Il passaggio più spaventoso di tutti è contenuto nel penultimo paragrafo, con tanto di testo grassetto e sottolineato:

Si evidenzia, pertanto, che la signora D’Urso pur non essendo iscritta all’Albo dei giornalisti, compie sistematicamente un’attività (l’intervista) individuata come specifica della professione giornalistica, senza esserne titolata e senza rispettare le regole, con negative ripercussioni all’immagine di quest’Ordine.

Insomma, vuoi fare delle domande ad una persona? Sei un abusivo. Ora capite cosa passa per la testa alla gente che vorrebbe mandare in carcere i blogger o chi firma un comunicato stampa.

Siamo di fronte a una denuncia che sfrutta la (probabilmente evidente) scarsa qualità dei contenuti di un programma come pretesto per punire un “abusivismo” contrario alla Costituzione, e le “negative ripercussioni all’immagine” di un ordine che pretende di stabilire chi ha il diritto di fare un’intervista.

Questo è pericolosissimo per la libertà di espressione dei singoli individui tanto quanto di chi lavora in TV o scrive su un giornale. Non dovrebbe neppure succedere, in un paese democratico come il nostro.

Mi auguro pertanto che la denuncia contro Barbara D’Urso (o ogni azione simile posta in questi termini) non abbia nessun risultato. Auspico inoltre che non comporti conseguenze più gravi su altre categorie di persone, inclusi i blogger e chi scrive per delle riviste o lavora in TV.

Anzi, la speranza è che tutto ciò venga considerato come lite temeraria, con conseguente riconoscimento di una ingiusta iniziativa.

Possiamo, anzi dobbiamo, chiedere ed avere un controllo sulla qualità del lavoro di chi pubblica notizie o conduce trasmissioni televisive. Tuttavia è semplicemente inaccettabile che il semplice fatto di compiere questo tipo di lavoro possa essere sanzionato o censurato.

Appendice

Segnalo una breve lista di articoli sul caso che meritano di essere letti. Vi riporto il titolo e un breve estratto significativo, tuttavia è meglio leggerli per intero. Lo stesso dicasi per i commenti Facebook linkati in precedenza.

Caso D’Urso: Il vero abusivo è l’Ordine

E all’Ordine questo non piace, è cattiva informazione. Ma siccome non esiste un reato per la cattiva informazione, l’illiberale ODG ha deciso di agitare l’unico grimaldello a sua disposizione, quello del procedimento per esercizio abusivo della professione giornalistica, un reato penale liberticida che non esiste in nessun altro paese al mondo che prevede ammende pecuniarie e la reclusione fino a 6 mesi.


L’usurpatore viene denunciato perché fa il giornalista senza essere iscritto all’albo. Poco importa se è davvero bravo, sta commettendo un reato. Vive nell’illegalità. E infatti qualche anno fa toccò a Pino Maniaci, bravissimo giornalista antimafia, che venne denunciato per esercizio abusivo della professione giornalistica perché conduceva il telegiornale dell’emittente Telejato e faceva inchieste sulla mafia senza avere i titoli per farlo. Fortunatamente Maniaci fu assolto, dopo anni di calvario giudiziario. Assolto perché il fatto non sussiste.


[…] l’Ordine dei giornalisti a cosa serve? A garantire la libertà e la qualità dell’informazione? Non si direbbe, più che altro cerca di garantire le prerogative dei propri iscritti. Inghilterra, USA, Francia, Spagna, Olanda e moltissimi altri paesi europei ed extraeuropei hanno una qualità dell’informazione decisamente migliore rispetto a quella italiana e nessun ordine.

Caro Iacopino, su Barbara D’Urso hai torto

La denuncia di Iacopino, presentata anche all’Agcom, al Garante per la protezione dei dati personali e al Comitato media e minori, appare come un gesto intimidatorio. Se infatti dovesse passare la legge già approvata al Senato su chi esercita abusivamente la professione del giornalista, Barbara D’Urso potrebbe rischiare fino a due anni di galera e una multa che va dai 10 ai 50mila euro.


Serve una messa in discussione degli ultimi vent’anni. Altro che una denuncia per abuso di professione che cozza peraltro con l’articolo 21 della Costituzione. Quello sulla libertà d’espressione, garantita a tutti, che si abbia o no il tesserino.

Barbara D’Urso denunciata dai giornalisti
«Non ha tesserino, non può fare interviste»

Barbara D’Urso denunciata. Il motivo? Non può colloquiare in tv con i suoi ospiti – come fior di presentatori prima di lei, dagli albori della Rai ad oggi. Quei colloqui sono «interviste» e come tali patrimonio esclusivo di chi ha un tesserino e paga le tasse all’Ordine dei giornalisti.

Barbara D’Urso denunciata, la solidarietà di Mara Venier: ‘Ci sono passata anch’io’

[…]  la quarta giudice di “Tu Sì Que Vales”, ha affermato che ogni volta, al termine della trasmissione domenicale, arrivava un comunicato dell’Odg contro di lei, in cui si sosteneva che non potesse fare quelle interviste perché non era giornalista.

Formazione obbligatoria per i giornalisti, la precisazione dell’Ordine del Lazio

Questa è veramente straordinaria! L’Ordine dei Giornalisti del Lazio esprime una visione opposta a quella di Enzo Iacopino, nonché molto più sensata:

Lo ha fatto con spirito di servizio, pur manifestando la necessità di cambiare la legge perché contrario all’obbligo della formazione per i giornalisti. Questi, infatti, a differenza di medici, notai, commercialisti e avvocati, svolgono una funzione prevista dalla Costituzione e non hanno clienti, solo lettori, ascoltatori o telespettatori, cittadini, insomma, che sanno giudicare, bocciando e promuovendo quotidianamente il loro operato. Perciò il loro obbligo non può che essere solo quello morale e deontologico.

I “non giornalisti” sfuggiti all’Inquisizione dell’Ordine

Ma, siate fiduciosi, presto la scure del Gran Custode del Giornalismo si abbatterà su mezza tivù italiana facendo piazza pulita di tutti gli intervistatori abusivi. Che, stando al suo inflessibile metro, non dovrebbero mancare.

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