Quando scade la ricetta medica per analisi del sangue e medicine?

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Impegnativa medica: la prescrizione del medico di base di famiglia (cosiddetta ricetta medica) per la somministrazione di farmaci o la richiesta di analisi del sangue o altri esami diagnostici ha una data di scadenza e, quindi, un termine massimo di validità.

Se il tuo medico ti ha rilasciato una impegnativa per le analisi del sangue o per l’acquisto di medicine devi sapere che esiste una scadenza della ricetta medica, ossia un termine entro cui questa conserva validità e una data oltre la quale, invece, non è più utilizzabile. La ricetta medica pertanto, in determinati casi, non può essere lasciata nel cassetto per molto tempo, poiché il rischio è quello di non poterla più utilizzare per l’acquisto di medicine e farmaci o per farsi le analisi del sangue o altri esami di tipo strumentale (come una risonanza magnetica, una tac, una ecografia, ecc.). Questo significa che la farmacia o il laboratorio di analisi potrà rifiutare la ricetta scaduta e invitare il paziente a farsene rilasciare una nuova più aggiornata.

Dunque, se ora ti stai chiedendo quando scade la ricetta medica per le analisi del sangue oppure per l’acquisto di medicine che il tuo medico ti ha rilasciato qualche settimana fa, è bene che tu sappia che esiste un termine diverso a seconda del tipo di prescrizione. Non esiste infatti una data di scadenza uguale per tutte le ricette mediche, ma questa può variare, e anche di molto.

Ovviamente se ti sei accorto che è in scadenza la validità della prescrizione medica nulla toglie che il dottore possa rilasciartene un’altra, togliendo così validità alla precedente e dandoti più tempo per fare le analisi del sangue o l’esame di cui hai bisogno. Potrai eventualmente consegnargli la ricetta vecchia ormai scaduta, per consentirgli di ricordare i dati da riportare sulla nuova ricetta, oppure potrai tu stesso strapparla.

Cerchiamo dunque di vedere quando scade la ricetta medica per analisi del sangue e medicine. Con una importante precisazione. Su internet troverai numerosi siti che parlano di termini tra loro diversi. I dati che riportiamo noi, però, sono acquisiti da una fonte ufficiale, ossia dalla ATS di Milano, Regione Lombardia, Sistema socio sanitario. Posta la rilevanza pubblica della fonte, non abbiamo ragione di dubitare dei dati da questa riportati.

Tempo di validità di una ricetta medica per l’acquisto di medicine

La ricetta medica con la prescrizione di farmaci (le medicine da acquistare in farmacia) ha “generalmente” una validità di 30 giorni. Dopo un mese, quindi, decorrente dalla data di rilascio, la prescrizione medica scade e deve essere sostituita con una nuova. Abbiamo detto «generalmente» non per caso. Infatti ogni regione può disporre una diversa validità anche se, a quanto risulta, 30 giorni è lo standard seguito da tutte le Regioni.

Con una sola ricetta medica, si possono acquistare fino a un massimo di 2 confezioni del farmaco prescritto. Il limite arriva invece fino a 6 confezioni se si tratta di patologie croniche invalidanti o malattie rare, oppure se si tratta di antibiotici iniettabili, soluzioni per fleboclisi, e interferoni iniettabili.

Ci sono poi dei termini particolari:

  • 30 giorni sul territorio regionale per sostanze stupefacenti e psicotrope (legge 12/01) a carico del Ssn, per un ciclo di terapia di trenta giorni (ricette speciale);
  • 10 giorni sul territorio nazionale per altri stupefacenti (tabelle I, II, III della tabella 7 del DPR 309/90 a carico del SSN), per un ciclo di terapia di otto giorni (altra ricetta speciale);
  • 3 mesi sul territorio nazionale per ricette ripetibili di medicinali non a carico del Ssn, fino a un massimo di 5 confezioni per specialità medicinale (salvo eccezioni);
  • 30 giorni sul territorio nazionale per ricette non ripetibili per medicinali non a carico del Ssn, sostituzione farmaco prescritto.

Dal 25 giugno 2014, per i pazienti affetti da patologie croniche e malattie rare il medico può prescrivere medicinali fino a un massimo di sei pezzi per ricetta, purché già utilizzati dal paziente da almeno sei mesi. In tal caso, la durata della prescrizione non può comunque superare i 180 giorni di terapia.

Ai fini delle detrazioni fiscali sull’acquisto di farmaci per patologie croniche, il malato per il quale sono necessari continui esami e cure mediche ininterrotte di mantenimento con medicine costose e a pagamento integrale (fascia C), si fa rilasciare, dal medico di famiglia, a inizio anno, un certificato nel quale questi descrive le patologie croniche e un certificato con la prescrizione delle medicine necessarie per mantenere le malattie sotto controllo. Sul certificato è altresì indicato: “da ripetere“. Le medicine sono acquistate in farmacia esibendo sempre il certificato originario; la farmacia rilascia lo scontrino fiscale dell’importo sostenuto.

Tempo di validità di una ricetta medica per visite specialistiche

Se la ricetta medica prescrive visite specialistiche, il tempo di validità è di un anno. Dopo quindi 12 mesi, si ha la scadenza della prescrizione medica. Nella Regione Lazio il termine è 180 giorni. Anche in questo caso, infatti, la Regione ha la possibilità di regolamentare in modo diverso. Per cui è sempre bene informarsi sul sito dell’Azienda Sanitaria di competenza.

Tempo di validità di una ricetta medica per analisi del sangue

La scadenza di una ricetta medica per la prescrizione di esami, comprese le analisi del sangue, e accertamenti diagnostici (esami specialistici) ha una validità di 12 mesi. Dopo un anno quindi l’impegnativa del medico per le analisi del sangue scade e va sostituita con una nuova.

Il medico di famiglia può rifiutarsi di prescrivere medicine consigliate da altri medici?

Immaginiamo che un paziente si faccia visitare da un medico specialista il quale gli consiglia determinati farmaci, farmaci per i quali, successivamente, il malato chiede la prescrizione al proprio medico di base. Quest’ultimo può rifiutarsi di rilasciare la ricetta medica per tali medicine se le ritiene inadeguate al proprio paziente? La risposta è affermativa. Solo il medico di famiglia conosce la storia clinica del proprio paziente e, pertanto, se non condivide i suggerimenti di un altro medico e li ritiene inappropriati, può rifiutarsi di trascrivere farmaci, visite specialistiche e prestazioni sanitarie consigliate da altri.

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