Il cibo buono ……  di una volta…..

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Cioè mo mi volete intossicare pure la birra e le patatine, non ci bastava che siete arrivati a mettere il caviale Beluga con pagliuzze di platino e diamanti per sopra la pizza fatta, invece che con la comune farina, con polline di orchidea e il lievito figlio di madre surrogata; che l’hamburger, siccome non vi bastava la chianina o la marchigiana, me lo fate di manzo Kobe misto a recchie di cavalluccio marino albino. Ci stanno certe cose che non si possono nobilitare guardate, perché se mi fate la versione della Nutella, senza olio di palma, a basso contenuto di colesterolo, con il cacao andino areato prima di soggiornarci, cioè per me non tiene più la valenza della trasgressione, mi togliete lo sfizio di pensare che sto a fare una porcata pazzesca, un peccato mortale. Che se da dentro a una merendina confezionata ci levate i grassi idrogenati, i conservanti, i coloranti, gli zuccherini radioattivi, non tiene manco più senso che una mamma si vada a studiare i nascondigli più impervi – la mia, potevano venire pure i ladri e fottersi i gioielli di famiglia, metteva le girelle e i buondì Motta nella cassaforte – per non farle trovare ai figli. Che quando poi scoprivi il nascondiglio segreto, queste cose tenevano il sapore più buono del mondo, che manco se vai a mangiare nel migliore ristorante stellato ritroverai mai più. Per cui, per cortesia, nun a voglio a birra artigianale dei monaci ermafroditi del Caucaso con le patane viola a strisce gialle, incartate a una a una per conservarne la freschezza, da gustare – secondo le istruzioni sulla busta – davanti ad una retrospettiva di Kurosawa, lasciatemi alla mia deriva autolesionista a base di Peroni, San Carlo e l’ennesima replica di un film di Totò. 

F.to Francesca  Prisco 

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