La uallera 

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Quello è un fatto automatico, più puntuale dell’allergia da pollini a primavera con l’aggravante della febbre da fieno ed eczema seborroico da contatto, che quando voi, bellebuono, così all’intrasatta, ve ne uscite che siete delle persone semplici e solari vedete che se tenete pure un buon udito, a un certo punto, sentirete una sorta di tonfo sordo… eh fateci caso, una specie di “plop”, chella è a uallera che ha subito un repentino aggravamento ed è arrivata immantinente fino a terra e, se tendete bene l’orecchio, nelle serate serene senza vento, riuscirete ad udire anche l’eco lontana dei chitemmuorti. Non vi dico poi se aggiungete che siete sinceri tanto da odiare con tutte le vostre forze le perzone farze, amanti della natura, un po’ a cazzo di cane ja, perché siccome non tenevate i denari per accattarvele, vi siete inventati che voi non vi mettete le Lacoste per protestare contro il bieco sfruttamento dell’immagine del coccodrillo; della vita in famiglia cioè che voi il sabato sera lo passate a casa a schiattarvi vicendevolmente i punti neri col vostro partner; che avete gusti semplici e per voi l’idea di sperimentazione culinaria di riassume nella tozzola di pane tosto, ma ai cinque cereali e, niendemeno, con i semi di chia… guardate non è bello che poi la suddetta uallera, sebbene metaforica, a parte che un povero cristo se la deve sblusare per non inciamparci dentro, ma che questa, ormai dotata di vita propria perché alimentata a dismisura dalla vostra originale visione dell’esistenza, poi è cazza che tira la capuzzella fuori dal sacco e comincia a pretendere le chiavi di casa e di fare tardi la sera.

FONTE Francesca Prisco 

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