Indennità, diaria, rimborsi: quanto ci costano deputati e senatori? E quali sanzioni sono previste se non vanno in aula e fanno saltare una legge?

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Che succede ad un lavoratore se un giorno decide di non presentarsi in ufficio senza un motivo valido mandando in crisi l’organizzazione aziendale? Che può essere licenziato, come ha stabilito la Cassazione [1]. Che succede ad un parlamentare se un giorno decide di non presentarsi in aula senza un giustificato motivo mandando all’aria una proposta di legge? Che non viene licenziato, come si è visto prima di Natale al Senato con la mancata approvazione dello ius soli. Alla peggio, perde la cosiddetta «diaria», cioè i soldi che gli sarebbero entrati se avesse fatto il suo dovere. Ma con quello che guadagna un parlamentare (e con quello che non spende, a differenza dei comuni mortali) probabilmente il deputato o il senatore non ne avverte la mancanza.

È soltanto uno dei privilegi di cui godono i nostri politici che sono riusciti ad arrivare in Parlamento dopo aver promesso ai loro elettori che si sarebbero dati da fare per questo o per quell’altro. Ed è anche una delle cose che più indispongono i cittadini onesti e lavoratori, specialmente quando, alla fine del mese, guardano la loro busta paga e vedono che per guadagnare quella manciata di euro (ammesso che abbiano un lavoro) devono sacrificarsi ogni giorno e rispettare le regole.

Guardano la busta paga e pensano, vedendo i banchi vuoti del Parlamento durante il telegiornale: «Chissà quanto si pigliano per nemmeno presentarsi in aula». Volete sapere quanto guadagna un parlamentare? E quanti soldi perde quando non va al lavoro? Continuate a leggere, ma prima prendetevi qualcosa per lo stomaco: potrebbe esservi utile.

Quanto guadagna un deputato

Partiamo da Montecitorio. Quanto guadagna un parlamentare che siede alla Camera dei Deputati? Ogni singolo eletto ha diritto ad un’indennità lorda di 11.703 euro, pari a 5.346,54 euro netti. Pensavate guadagnassero di più? Infatti, è così.

All’indennità bisogna aggiungere la diaria, i rimborsi spese, i rimborsi telefonici ed i rimborsi per le spese di trasporto. Senza contare l’assegno di fine mandato e la pensione (alla quale certamente non accedono con 40 e passa anni di contributi e quasi 70 di età anagrafica). Nello specifico, oltre all’indennità netta sopra citata, ogni deputato percepisce:

  • 3.503,11 euro di diaria;
  • 3.690 euro di rimborso spese di mandato;
  • 1.200 euro all’anno di spese telefoniche (sarebbero 100 euro al mese facendo due conti);
  • 3.995,10 euro ogni tre mesi per le spese di trasporto.

Calcolatrice alla mano, quanto guadagna un parlamentare a Montecitorio13.971,35euro al mese. Tenuto conto che spese telefoniche e di trasporto sono comprese nel prezzo, quindi non dovranno spendere un euro per una chiamata o per prendere un aereo. Soprattutto se abitano a Roma e dintorni (il rimborso per il trasporto lo prendono lo stesso).

Quanto guadagna un senatore

Quanto guadagna un parlamentare che siede su uno dei banchi di Palazzo Madama? Un senatore prende un’indennità mensile lorda appena più bassa di quella del deputato, «appena» 10.385,31 euro, vale a dire 5.304,89 euro netti (circa 200 euro in meno per i senatori che hanno un’attività lavorativa). In più:

  • 3.500 euro di diaria;
  • 4.180 euro di rimborso spese di mandato;
  • 1.650 euro al mese di rimborso forfettario telefonico e di trasporto.

Totale: 14.634,89 euro al mese.

Stipendi dei parlamentari: cosa sono i rimborsi per esercizio del mandato

Come abbiamo visto, tra le voci che stabiliscono quanto guadagna un parlamentare c’è quella del rimborso delle spese per l’esercizio del mandato (3.690 euro per i deputati e 4.280 euro per i senatori).

Dove finiscono quei soldi? Il 50% viene erogato a titolo forfettario, mentre il restante 50% viene corrisposto a titolo di rimborso con tanto di attestazione (devono, cioè, presentare una distinta in cui dimostrano di averli spesi) per i costi sostenuti in:

  • collaboratori (tra cui il famoso «portaborse»). Ci deve essere, comunque, una dichiarazione di assolvimento degli obblighi previsti dalla legge e la copia del contratto del collaboratore con attestazione di conformità);
  • consulenze;
  • ricerche;
  • gestione dell’ufficio;
  • uso di banche dati pubbliche;
  • convegni;
  • sostegno dell’attività politica.

Stipendi dei parlamentari: le spese di trasporto dei deputati

Ma quanto viaggia un deputato per vedersi riconosciuti tutti quei soldi come rimborso delle spese di trasporto? Dipende, tra le altre cose, dalla frequenza con cui torna nel territorio in cui è stato eletto (dove farsi vedere ogni tanto, così, giusto per vedere come vanno le cose, non guasterebbe).

Un parlamentare ha diritto (fuori dal rimborso per le spese di trasporto) alle tessere autostradali sul territorio nazionale (Viacard o Telepass) ed a quelle per viaggiare con l’aereo, con il treno o con la nave. Inoltre, ogni deputato percepisce ogni trimestre 3.323,70 euro per andare da Montecitorio a Fiumicino o viceversa e per recarsi dal suo luogo di residenza all’aeroporto più vicino se deve percorrere fino a 100 km. Se la distanza tra casa sua e lo scalo è superiore ai 100 km, la cifra trimestrale aumenta a 3.995,10 euro. Il paradosso è che c’è chi abita a 5 minuti a piedi dalla Camera dei Deputati ma prende questi soldi lo stesso.

Stipendi dei parlamentari: l’assegno di fine mandato

I deputati versano ogni mese ad un fondo creato appositamente per loro una quota della loro indennità lorda, pari a 784,14 euro. Quando abbandonano Montecitorio perché non vengono più eletti o perché non si presentano più alle elezioni, ricevono un assegno di fine mandato equivalente all’80% dell’importo mensile lordo dell’indennità per ogni legislatura o frazione di mandato non inferiore a 6 mesi.

L’importo versato dai senatori è del 4,5% dell’indennità lorda (quindi, 467,33 euro).

Stipendi dei parlamentari: la pensione

I parlamentari eletti dopo il 1 gennaio 2012 hanno un trattamento pensionistico basato sul sistema contributivo simile a quello dei dipendenti pubblici (in teoria lo sarebbero). A quelli eletti prima di quella data (ce ne sono eccome) ed a quelli cessati ma poi rieletti viene applicato un sistema pro rata basato sulla somma della quota assegno vitalizio maturata al 31 dicembre 2011 e una quota relativa all’incremento contributivo che riguarda gli ultimi anni di mandato.

parlamentari hanno diritto alla pensione dopo aver compiuto i 65 anni ed avere avuto un mandato di almeno 5 anni. Per ogni anno di mandato in più si scala un anno anagrafico: 6 anni in Parlamento, pensione a 64 anni; 7 anni in Parlamento, pensione a 63 anni e così via fino al minimo di 60 anni di età. Chi viene eletto a 50 anni, insomma, può smettere dopo un paio di legislature.

Stipendi dei parlamentari: che succede se non vanno in aula?

Si diceva all’inizio che se un lavoratore non si presenta in ufficio senza un valido motivo può essere licenziato. Un parlamentare, però, può permettersi di non presentarsi in aula (anche se, così facendo, fa saltare l’approvazione di una legge) rinunciando a qualche soldo. E basta: non è che deve rinunciare alla sua carica, ci mancherebbe.

In caso di assenza non giustificata ai lavori dell’Assemblea, la diaria può essere ridotta di 206,58 euro al giorno quando il parlamentare non risponde ad almeno il 30% delle chiamate al voto. Se l’assenza interessa le sedute delle Giunte, delle Commissioni permanenti o speciali, del Comitato per la legislazione o di altre commissioni o organismi interni al Parlamento, la decurtazione è di 500 euro al mese sulla diaria in base alla percentuale di assenze. Attenzione: sulla diaria. Significa che lo stipendio base, cioè l’indennità, arriva comunque intatto.

note

[1] Cass. sent. n. 17897/2015.

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