IL MISTERO DELLA VILLA DI RENZI: LA FINANZA NON TROVA LE FATTURE. CHI L’HA PAGATA?

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mercoledì 19 aprile 2017

I pm indagano sulle ricevute dei lavori di ristrutturazione fatti dall’amico Andrea Bacci, già vittima di un agguato

Nei giorni scorsi qualcuno aveva esploso dei colpi di pistola contro la Mercedes di Andrea Bacci, l’imprenditore fiorentino amico dell’ex premier Matteo Renzi, indagato peraltro dalla Guardia di Finanza per una questione legata al ricorso abusivo al credito.

Uno dei proiettili era rimbalzato e aveva infranto il vetro di una finestra della sua ditta di pelletteria, non procurando fortunatamente alcun ferito. Ora la storia si fa più intricata, perché gli inquirenti avrebbero messo sotto la lente di ingrandimento proprio i rapporti tra l’uomo e l’ex capo del governo.

L’attenzione sarebbe puntata in modo particolare sulla ristrutturazione alla villa di Renzi, di cui proprio Bacci si occupò nel 2004. Che fine hanno fatto le fatture relative ai lavori? Fonti vicine a chi indaga fanno sapere che non si troverebbero. Il dubbio è quindi lecito: sono semplicemente sfuggite a un occhio attento o l’imprenditore ha fatto le manutenzioni alla casa dell’amico gratis o al nero? C’è chi in passato ha avuto guai per essersi fatto installare una parabola senza pagare la manodopera, figuriamoci se si parla della ristrutturazione di un’intera villa. Peraltro, sono anche al vaglio i legami di Bacci con ambienti connessi con la malavita locale. Quegli spari prima alla sua auto, poi a un cartello della Ab Florence, azienda di pelletteria da 130 dipendenti di proprietà dell’uomo, fanno sorgere molti dubbi.

Negli ambienti dell’imprenditoria toscana si vocifera che l’amico di Renzi abbia contratto numerosi debiti e sia stato costretto a chiedere dei soldi agli strozzini. La mancata restituzione avrebbe fatto irritare i creditori. Ecco perché Bacci è attualmente sotto scorta, su decisione della Procura. La notizia, comunque, è passata quasi sotto silenzio ed è stata riportata da pochi quotidiani, per lo più locali. Se fosse accaduto in Sicilia o in Calabria, con ogni probabilità, sarebbero partite indagini della Dia, ma nel Granducato, terra comunque in cui le infiltrazioni di cosche mafiose sono comprovate, l’attenzione è rimasta puntata solo sugli spari.

Bacci, che è anche patron della Lucchese calcio, risulta indagato con altre sei persone, proprio per l’emissione di fatture false e ricorso abusivo al credito, quale amministratore della Coam, una società che si occupa di edilizia che ha sede, guarda caso, a Rignano sull’Arno, paese di Renzi, attualmente in regime fallimentare.

L’amicizia con l’ex premier risale ai tempi in cui lo stesso era presidente della Provincia e, quindi, sindaco. Bacci deteneva, infatti, una quota della Nikila invest, che possedeva il 40 per cento della Party, società al cui vertice c’era Tiziano Renzi, padre del politico, al quale lo stesso prestò 75mila euro, assieme ad altre persone, per riscattare l’ipoteca sulla casa. Fu proprio Matteo Renzi a nominare l’imprenditore nel cda della Centrale del latte di Firenze, la Mukki e in altre partecipate. «Ancora una volta – spiega il capogruppo in consiglio regionale di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli – diventa più urgente e necessario che si chiarisca chi ha sparato a Bacci e quali sono i motivi. I suoi strettissimi legami con il capo del partito di governo in Italia costringono gli italiani a chiedere trasparenza completa sulle persone frequentate e i rapporti tra eventuali personaggi malavitosi e Bacci».

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IL GIORNALE

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“SOLDI IN CAMBIO DI LEGGI”: FINI TREMA, PER LUI STANNO PER ARRIVARE LE MANETTE. ANCHE SE CON 7 COLPEVOLI ANNI DI RITARDO

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mercoledì 19 aprile 2017

L’ex vicepremier e i decreti sui giochi nel mirino Il gip: favori a Corallo e grandi flussi di denaro

Il timore di Gianfranco Fini, mentre i fantasmi della casa di Montecarlo tornano nottetempo a bussare alla sua finestra, è che qualcuno, soprattutto in procura, possa non ritenerlo un «coglione».

La colorita autodefinizione più va avanti la storia, più sembra strategicamente sensata. Sacrifica l’immagine di colui che fu la terza carica dello Stato. Ferisce il suo amor proprio. Ma ne salvaguarda la fedina penale, raccontando di un big della politica che non si accorgeva degli affari strani di parenti e congiunti. Ma non è detto che basti.

L’ordinanza con cui la procura ha sequestrato preventivamente una manciata di milioni di euro in cash e case ai Tullianos, infatti, si sofferma intorno al ruolo dell’ex presidente della Camera. Fini per gli inquirenti è il trait d’union tra il capo del colosso del gioco Atlantis, Francesco Corallo, e la sua nuova famiglia, quella portatagli in dote da Elisabetta Tulliani. È lui, Fini, che per primo lega con quell’imprenditore considerato da sempre vicino ad An, durante un viaggio a Saint Marteen, quartier generale caraibico di Corallo, nel 2004. È lui, stando all’interrogatorio di Amedeo Laboccetta, che dopo quel viaggio, nel 2005 aiuta Atlantis a dirimere controversie con i monopoli. E sempre Fini – siamo nel 2007 – avrebbe cercato di spingere il «cognato» Giancarlo, provando a fargli fare da intermediario per un affare immobiliare con Corallo, affare così discutibile che lo stesso Laboccetta boicotta il progetto. E una volta di più è lui che a dicembre 2008, in occasione del primo compleanno di Carolina, figlia sua e di Elisabetta, invita Corallo nella foresteria di Montecitorio. Sono passati pochi mesi dalla celebre cessione della casa di Montecarlo da An alla Printemps ltd, la società offshore dietro alla quale si celava Tulliani, perfezionata per una cifra buona solo per l’acquirente, tanto che gli inquirenti hanno accertato che a pagare non furono i Tullianos ma proprio Corallo, che aveva già provveduto a mettere a disposizione del delfino della family e di Lady Fini i suoi consulenti della Corpag – Walfenzao&co – per costruire la rete di off-shore e preparare il colpaccio immobiliare nel Principato.

Fini, dunque, per la procura è l’anello di congiunzione tra Corallo e i suoi parenti acquisiti. Ma gli inquirenti ritengono che il suo ruolo non si limiti a questo. Il rilievo delle sue cariche istituzionali – prima vicepremier, poi presidente della Camera – fa di lui il vero «obiettivo» delle attenzioni rivolte ai Tullianos da Corallo, e il gip lo lascia desumere in maniera esplicita: «Che l’obbiettivo di Corallo fosse altro dai Tulliani – scrive – si desume per tabulas: Corallo è il titolare di un’impresa colossale, i Tulliani una famiglia della piccolissima borghesia romana». Fini invece, «all’epoca», era una «figura istituzionale di elevato rilievo», e dunque gli intrecci tra questi tre poli innescano interessi di «estrema delicatezza», anche perché le tracce di dazioni di denaro, osserva il gip, vengono lasciate «in occasione dell’adozione di provvedimenti di legge di estremo favore per Corallo». Non un solo decreto ma almeno due, il 39/2009 e il 78/2009. La storia mette in fila anomalie di ogni genere, dalle «gravissime interferenze» sui Monopoli alle «inverosimili sottrazioni» alle casse dello Stato, fino alle norme pro-Atlantis approvate, «sintomatiche di condizionamento della vita parlamentare in ragione di flussi di denaro di grande consistenza». Una storia dalle «implicazioni inquietanti», e che al giudice sembra sia stata svelata solo in minima parte, potendo riservare «imprevisti» e sviluppi «piuttosto tumultuosi». Quanto basta per togliere la decantata «serenità» all’ex leader, già scottato nell’amor proprio, ora anche indagato. E sempre più nel fuoco della procura.

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IL GIORNALE

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La Raggi ha decretato guerra al malaffare. Ecco la decisione che manda in tilt i corrotti di Roma

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mercoledì 19 aprile 2017

Atac licenzia gli assunti di Parentopoli. Dopo anni di opacità riportiamo la legalità.

Torna la legalità in Atac. Con il licenziamento di chi è stato assunto in modo illegittimo e senza che fosse rispettato alcun criterio di merito, mettiamo fine alla stagione di Parentopoli. E questo è un ulteriore segnale della direzione in cui stiamo andando.

Abbiamo voltato pagina da quel passato in cui dominavano logiche clientelari, illeciti e politiche che premiavano solo gli amici degli amici. Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo ancora una volta oggi: non accetteremo nessun compromesso con l’illegalità.

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MAI VISTO UN DI MAIO COSÌ – Si è scatenato! Guardate cosa ha fatto in diretta..

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mercoledì 19 aprile 2017

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=KXG45Z4FTho] 



Le parole di Luigi Di Maio:

Sulla sanità mentono dicendo la verità. La popolazione italiana invecchia: l’indagine conoscitiva della Camera ci dice che nella sanità italiana servono il 2% di risorse in più ogni anno solo per andare in pari. L’anno scorso per la sanità sono stati stanziati 112 miliardi di euro. A luglio il Governo ne ha tagliati 2,3 miliardi. Il 2% di 112 è 2,2 miliardi + i 2,3 tagliati a luglio fanno 4,9 miliardi. Significa che quest’anno Renzi avrebbe dovuto stanziate 4,9 miliardi solo per andare in pari con l’anno scorso. Invece ne ha stanziato solo 1. Mancano 3,9 miliardi all’appello. Esattamente la cifra che gli servirà per eliminare la parola Tasi ma non la tassa, che i cittadini italiani pagheranno l’anno prossimo in sanità privata, quelli che se lo potranno permettere. Chi vuole può continuare a votare questi prestigiatori. Ma io la mia gente non la faccio morire sulle barelle in un corridoio dell’ospedale pubblico, perché questo signore ha fatto così tanti compromessi con chi prende i vitalizi, con chi si nutre delle società partecipate inutili, con chi vende caccia bombardieri e con chi deve estrarre petrolio, che alla fine gli unici tagli che ha la libertà di fare, sono quelli sulla pelle della povera gente. L’Italia si merita un Governo libero. Che taglia le tasse, tagliando i privilegi dei potenti. 

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LA RAGGI AFFIDA I CONTI DI ROMA AD UNA NOTA ASSOCIAZIONE ANTI-BANCHE, ADESSO LE LOBBY TREMANO

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martedì 18 aprile 2017

Il sindaco di Roma Virginia Raggi  avrebbe  annunciato di voler controllare tutti i contratti bancari del comune di Roma, chiedendo l’aiuto della Deciba, l’ associazione anti-banche attiva in Italia.

Sotto la lente della Deciba potrebbero finire tutti i contratti bancari del comune di roma, come anticipato in precedenza e le municipalizzate come ATAC.

Se ciò dovesse avvenire, sarà una vera e propria svolta per il comune di Roma che negli ultimi anni ha accumulato debiti che vanno oltre il miliardo di euro.

La Deciba si dice disponibile a mettere in atto tutte le procedure e a fornire la massima disponibilità per far venire a galla tutte le irregolarità che sono state compiute negli ultimi anni e far pagare chi fino ad ora ha sfruttato il comune di roma solo per i propri interessi.

L’associazione Deciba infatti ha offerto la propria disponibilità per controllaregratuitamente i contratti bancari delle amministrazioni comunali che ne facessero richiesta, con particolare riferimento proprio alle nuove amministrazioni M5s, che sono le uniche che possono farlo. Da quelle del sistema nessuno si aspetta una mossa di questo tipo, alla luce delle commistioni con gli ambienti bancari. Ma da chi si propone di rappresentare il popolo e gli interessi dei cittadini, è lecito aspettarselo. Ma il dibattito sul Comune di Roma in questi giorni, anziché vertere su questioni importanti per una città abbandonata al degrado e al diffuso malaffare, è dedicato al mancato saluto alla neosindaco Raggi da parte di alcuni elementi del governo. Si inizia con la fuffa e le distrazioni di massa.

Elias è un ragazzo rumeno, napoletano d’adozione. 

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Elias era un ospite della nostra terra, oggi si può dire che ne è un cittadino vero, un partenopeo mancato. Il suo sogno è cantare, ed è di questo che vive. Dopo canzoni strimpellate ed improvvisate, a mo’ di artista di strada, ieri è uscito il suo primo, vero singolo. Come si chiama? Neanche a dirlo: “Napule dint”o core“.

“Sono rumeno ma Napoli mi ha accolto come un figlio. Canto con una chitarra per raccontare il mio amore per questa terra e finalmente ho realizzato un sogno. Questa terra rende suoi figli tutti quelli che l’amano, senza distinzioni di razza, paese, lingua e religione. Questo è il mio amore per te, Napoli nel cuore”, scrive sulla sua pagina Facebook

La canzone, quasi interamente in napoletano, è accompagnata dalla voce del rapper di Scampia, Mikone.

IL VIDEO

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Scuola, quella italiana è la più ansiogena del mondo. E gli studenti sono i meno soddisfatti della loro esistenza

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A fare questa fotografia dei ragazzi adolescenti è il rapporto sul benessere dei quindicenni pubblicato dall’Ocse sulla base delle risposte date al questionario somministrato agli scolari in occasione del test Pisa 2015, il programma di valutazione internazionale degli studenti

I quindicenni italiani sono più ansiosi dei coetanei europei e meno soddisfatti della loro esistenza proprio a causa della scuola. A salvarli sono solo il sostegno dei genitori che è persino superiore alla media Ocse e le amicizie a scuola. A patto che non si parli degli studenti immigrati di prima e seconda generazione che si sentono ancora oggi esclusi.

A fare questa fotografia dei ragazzi adolescenti è il rapporto sul benessere dei quindicenni pubblicato proprio dall’Ocse sulla base delle risposte date al questionario somministrato agli scolari in occasione del test Pisa 2015, il programma di valutazione internazionale degli studenti.

I dati ci consegnano un identikit che ogni insegnante farebbe bene a tenere a portata di mano. I ragazzi italiani hanno riportato livelli di ansia scolastica più elevati della media Ocse: mentre solo il 37% dei coetanei europei diventa nervoso quando si prepara ad un test, nel nostro Paese la percentuale sale al 56% e persino chi si dichiara preparato, il 70%, prova molta preoccupazione (14 punti percentuali in più rispetto agli altri Stati).
I ragazzi italiani sono terrorizzati dai test (il 66% si preoccupa spesso di avere difficoltà a farli contro il 59% della media Ocse) e dai compiti a scuola. A far tremare le gambe agli studenti sono ancora i voti: l’85%, infatti, si preoccupa di prendere un quattro o un cinque mentre solo il 66% dei compagni europei ha lo stesso pensiero. Secondo i ricercatori i nostri teenagers più stanno sui libri più si preoccupano: “In Italia – cita il rapporto – l’ansia scolastica è più frequente nelle scuole i cui studenti studiano per oltre 50 ore a settimana a scuola e fuori scuola”.
Paure che si ripercuotono sulla vita di questi giovani: su una scala da 0 a 10 che misura quanto si sentono soddisfatti dalla loro esistenza, gli italiani hanno riportato un livello di 6,9 contro il 7,3 della media Ocse. Ad aiutare l’esercito dei quindicenni tra i banchi sarebbero proprio i professori di matematica e scienze: “Le scuole – secondo l’Ocse – i cui studenti si ritengono maggiormente soddisfatti della vita sono quelle dove gli insegnanti delle materie scientifiche si interessano all’apprendimento di ciascuno studente e aiutano i ragazzi nell’apprendimento”.
Ma se sul fronte studio siamo messi male almeno ce la caviamo dal punto di vista dei rapporti: l’83%, superando di cinque punti la media Ocse, dichiara di far amicizia facilmente a scuola anche se solo il 67% si sente nel proprio ambiente in un’aula. Ancora lontana, rispetto all’Europa, invece la reale inclusione dei giovani di cittadinanza non italiana: solo il 63% degli studenti immigrati di prima generazione e il 71% di seconda generazione (contro l’83% dei coetanei degli altri Paesi esaminati) ritiene di piacere agli altri studenti.
Regge, invece, la famiglia: mamma e papà continuano ad essere un punto di riferimento per i nostri adolescenti. Il 96% dei nostri quindicenni afferma che i genitori sono interessati alla loro attività scolastica e l’87% si sente persino sostenuto quando affronta delle difficoltà a scuola. Resta, infine, un ultimo dato che esce dalla ricerca: il 23% degli studenti di casa nostra usa Internet per oltre sei ore al giorno: in media in Italia sono collegati 165 minuti al giorno contro i 145 del resto dei Paesi Ocse.

DENUNCIA SHOCK del deputato 5 Stelle Di Battista. Guardate cosa hanno fatto..

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martedì 18 aprile 2017

Ecco quanto scrive il deputato dei 5 stelle attraverso i profili social. Prende di mira il Ministro Poletti e fa queste dichiarazioni:

POLETTI AVEVA RAGIONE, IN QUESTO PAESE NON LAVORI SE NON CONOSCI QUALCUNO, SOLO CHE DOVEVA DIRLA TUTTA: IN QUESTO PAESE NON LAVORI SE NON CONOSCI QUALCUNO DEL PD!1. Abbiamo Farinetti con la sua Eataly che prende appalti su appalti (e con la folle direttiva Bolkestein potrebbe scippare fette di mercato agli ambulanti che lavorano nei mercati rionali) che è un ottimo amico di Renzi.2. Abbiamo Buzzi di Mafia Capitale che finanziava il PD ed otteneva appalti in cambio.3. Abbiamo le cooperative rosse che sostengono da decenni prima i DS e poi il PD e ottengono appalti in tutte le grandi opere italiane.4. E poi abbiamo Pessina, un costruttore, che diventa azionista di maggioranza de L’Unità (portato secondo Report da Bonifazzi, tesoriere del PD) e, “magicamente” ottiene appalti in Italia, in Kazakistan e importantissimi agganci in Iran.Il Ministro della Disoccupazione Poletti diceva la verità. E’ più facile trovare lavoro giocando a calcetto che con un ottimo CV, solo che devi giocare a calcetto con qualcuno del PD…

 Photo by fabiolopiccolo:

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